Tossicia, cade la sindaca Rispoli: si dimette la metà dei consiglieri 

La prima cittadina: «Decisione irresponsabile. Io comunque mi ricandiderò alle comunali di giugno» I dissidenti l’accusano: «Eravamo una civica di centrosinistra, poi lei si è avvicinata al centrodestra»

TOSSICIA. Dimissioni in blocco a Tossicia di quattro consiglieri su otto compresa la vice sindaca, cade l’amministrazione guidata da Emanuela Rispoli a quattro mesi dalle elezioni comunali e arriva il commissario prefettizio. Doccia gelata per la sindaca Rispoli, che non aveva opposizione (nel 2019 si era presentata solo la sua lista) e che, a quattro mesi dalla tornata elettorale per la quale ha dato già certa la propria ricandidatura, si è trovata dinanzi alle dimissioni in blocco di metà dell’amministrazione: la vice sindaca Pamela Manetta e i consiglieri Domenico Angelini, Fabio Galizia e Nando Timoteo. Rispoli tiene a chiarire che «fin quando non arriva il decreto prefettizio di scioglimento continuo a fare il sindaco», ma la delusione è grande per una decisione che lei stessa ha definito «irresponsabile. Sono amareggiata da tale comportamento perché l'amministrazione in quattro anni e mezzo è stata sempre coesa e unanime nelle decisioni. Ora la gestione commissariale blocca parte dell’attività, si poteva arrivare a giugno con più liste e sottoporsi al volere degli elettori». E con uno scatto di orgoglio aggiunge: «Andrò per la mia strada e sarà la cittadinanza a decidere se stare con chi ha fatto cadere l’amministrazione o con me che sono stata sempre leale». La stoccata è rivolta ai dimissionari, in particolare a Timoteo che ha già dichiarato di essere suo antagonista come candidato sindaco e che era stato destituito dalla carica di assessore dalla sindaca Rispoli «per mancanza di fiducia». I motivi elettorali sarebbero, quindi, alla base della crisi e Rispoli allontana ogni possibile motivazione legata al suo avvicinamento al centrodestra regionale. «Non ho nessuna tessera politica e le scelte che ho fatto sono state per il territorio», incalza.
Ma della stessa idea non sarebbero i dimissionari Manetta e Timoteo. «Dimettermi è stata una decisione sofferta e difficile», spiega Manetta, «tra me e il sindaco da alcuni mesi manca la fiducia e ci sono incomprensioni e disaccordi. Preciso che non ho appoggiato nessuno per solidarietà, ma quando mi sono candidata l’ho fatto in una lista civica di ispirazione di centrosinistra che ora non c’è più». Stessa aria tira dalle parti di Timoteo. «Ci siamo presentati all’elettorato come una lista di centrosinistra e siamo stati votati», dice, «ma poi nelle votazioni sovracomunali il nostro Comune si è schierato altrove. In questo modo non ci sentiamo più rappresentati politicamente, oltre a essersi incrinati i rapporti con il primo cittadino».
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