Province, al voto solo Teramo, rinviate Chieti e Pescara. Assenti M5s e Sinistra

Domenica si rinnova l'assemblea di Teramo; causa maltempo rinviata a mercoledì 11 la consultazione per la Provincia di Pescara e a domenica 15 quella per la Provincia di Chieti. Ecco liste e candidati, assenti Cinque Stelle e Sinistra

PESCARA. Oggi si apriranno le urne per il rinnovo di 38 Consigli provinciali. In Abruzzo andrà al voto solo la Provincia di Teramo (all’Aquila si voterà in maggio), mentre slittano a mercoledì 11 gennaio e a domenica 15 il ritorno alle urne rispettivamente per le province di Pescara e Chieti, devastate dal maltempo. Secondo la legge Delrio (che ha abolito le vecchie province, poi rimesse in carreggiata almeno nella denominazione, dal No al referendum del 4 dicembre scorso) gli organi delle nuove Province sono composti da un presidente (che resta in carica 4 anni), che è un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della Provincia; dal Consiglio provinciale, che è composto da sindaci e consiglieri comunali eletti dai colleghi dei comuni della Provincia (il Consiglio resta in carica 2 anni); dall'assemblea dei sindaci, che è l'organo in cui siedono tutti i sindaci dei Comuni della Provincia.

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In base a questo meccanismo, i tre presidenti delle province Abruzzesi che vanno al voto, Mario Pupillo (Chieti); Domenico Di Sabatino (Teramo), Antonio Di Marco (Pescara), restano in carica. Il presidente della Provincia dell’Aquila Antonio De Crescentiis, termina il suo mandato di sindaco di Pratola Peligna in coincidenza del rinnovo del Consiglio. In questo caso la nuova assise eleggerebbe anche il nuovo presidente.

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Presidente sindaco, consiglieri provinciali e sindaci dell'assemblea, eletti dunque con votazioni di secondo livello, non ricevono indennità. Un servizio gratuito che secondo il presidente dell'Upi Achille Variati, dimostra la «fiducia della politica locale nel ruolo delle nuove Province», rischiando però «il paradosso» di enti «saldi dal punto di vista della governance istituzionale, ma in default finanziario a causa dei tagli insostenibili delle manovre economiche»: due miliardi in due anni e un taglio dei dipendenti del 40 per cento. Allo stato attuale, infatti, nessuna Provincia è in grado di approvare i bilanci, e la legge di bilancio licenziata dal Parlamento ha lasciato irrisolto il problema.

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Le Province infatti continuano ad erogare con sempre più fatica servizi essenziali come la gestione e la messa in sicurezza di strade, scuole superiori e ambiente. Non gestiscono più invece le politiche attive del lavoro attraverso i Centri per l’Impiego che stanno passando sotto l’ala delle Regioni. Si tratta di un ente dunque ancora centrale per alcuni aspetti e marginale dal punto di vista politico. Per il Movimento 5 Stelle rappresentano solo un «poltronificio« utile «a piazzare politici, parenti e amici ammanicati, nonché a provvedere alle loro nomine in aziende partecipate ed altre controllate». Per questo il movimento non parteciperà al voto con i suoi consiglieri («sono solo finte votazioni») .

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Stessa posizione hanno espresso a Teramo i rappresentanti di Sinistra Italiana, Rifondazione e Partito comunista, come ha spiegato Stefano Ciccantelli: «È una posizione comune raggiunta in provincia di Teramo. Crediamo di essere in linea con il voto del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, quando è stato bocciato un modello di democrazia senza popolo, ovvero l'elezione, da parte dei consiglieri regionali, dei rappresentanti del Senato tramite elezioni anche qui di secondo livello». Stessa presa di posizione a Chieti da parte di Sinistra Italiana, i cui consiglieri non andranno a votare nè appoggeranno alcuna lista. «Niente contro il presidente Mario Pupillo», hanno spiegato, «ma abbiamo partecipato a riunioni di centrosinistra dove si parlava solo di spartizione di posti».

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