la discarica di veleni

Bussi non sarà come Casale, la prescrizione è lontana

L’accusa di disastro ambientale resterà in piedi per altri tre anni, quella di avvelenamento delle acque sarà in vigore fino al 2032. Ma per pm e parti civili i reati sono ancora in corso

PESCARA. La rabbia diffusa provocata dalla prescrizione che ha mandato in fumo il maxi processo sulla discarica di Casale Monferrato, ha risucchiato con un effetto suggestivo anche il caso Bussi, accostato da parte della stampa nazionale a quello piemontese perché di forte impatto mediatico e con radici lontane nel tempo. Un accostamento suggestivo, ma distante dalla realtà. Mentre per il processo Eternit esiste un anno chiaro di “fine reato”, il 1986, data di chiusura dello stabilimento di Casale, per il disastro doloso di Bussi la “targa” del processo sul capo d’imputazione segna il primo ottobre 2002, data delle prime analisi rivelatrici delle cattive condizioni di salute dei terreni.

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Ma secondo procura e parti civili che hanno prodotto i documenti in udienza, il grave stato ambientale di Bussi è tuttora in atto, come riconosciuto anche da parte della difesa, a partire dall’ex ministro della Giustizia Severino. Come a dire che il disastro doloso contestato ai 19 imputati è una sorta di reato a consumazione prolungata che lo rende di fatto imprescrittibile fino a quando ciò che lo ha provocato - l’inquinamento - verrà rimosso, nel caso specifico da una bonifica. Insomma, è come se ogni giorno che trascorre fosse sempre il primo in cui il reato è stato commesso.

Era questa anche la tesi della Corte d’appello di Torino sul caso amianto, che la Corte suprema ha invece cassato senza rinvio.

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I tempi di prescrizione del disastro doloso sono di 15 anni, e dunque per Bussi, che tra un mese andrà a sentenza, ci sono altri tre anni a disposizione per maturare un verdetto di secondo grando e un giudizio di legittimità al palazzaccio romano di piazza Cavour. Peraltro, a dimostrazione di una netta differenza con il caso Eternit, per Bussi c’è anche l’accusa inerodibile di avvelenamento delle acque, che si prescrive in 30 anni e dunque nel 2032. Proprio per i tempi lunghi ancora a disposizione, il discorso prescrizione in realtà non si è mai affacciato nell’aula di Chieti né qualcuno ha sollevato il dubbio che la prescrizione debba partire dal 1972, anno del completamento della discarica.

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