il caso

Pescara, il tribunale ecclesiastico condanna il prete per pedofilia: passerà 5 anni in monastero

Don Vito Cantò è stato rinviato a giudizio per violenze su un ragazzino. La Chiesa lo sospende per tre anni e, fino al 2020, dovrà stare in un monastero

PESCARA. La Chiesa ha condannato don Vito Cantò, il parroco di 43 anni accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni: per tutta la vita non può più svolgere alcuna attività parrocchiale con i minorenni; è sospeso per tre anni dal ministero sacerdotale e in questo periodo non può celebrare messa se non con un altro parroco accanto o senza fedeli davanti a sé; per i prossimi 5 anni è consegnato all’obbligo di dimora per una «vita di preghiera e di penitenza» all’interno di un monastero di Roma destinato ai «sacerdoti che si trovano in particolari difficoltà» e deve seguire «un percorso psicoterapeutico». Secondo il tribunale ecclesiastico, don Vito è «colpevole» ma il parroco originario di Cepagatti, quello che nel 2006 incontrava i giovani pescaresi anche sulla riviera per parlare loro dell’importanza della fede, ha evitato la pena più alta prevista: quella della dimissione, cioè la perdita dello stato clericale.

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La sentenza è arrivata al termine del processo canonico, iniziato nel 2013 quando alla curia di Pescara arrivarono voci di presunti abusi sessuali su un ragazzino da parte di don Vito che, all’epoca, guidava la parrocchia di San Camillo de Lellis a Villa Raspa di Spoltore. Nell’estate del 2013, con il processo canonico alle battute iniziali, fu l’arcivescovo Tommaso Valentinetti a sospendere don Vito «ad cautelam» ma senza informare le forze dell’ordine dei presunti abusi sessuali. Proprio in quel periodo il parroco lasciò misteriosamente e improvvisamente la parrocchia di Villa Raspa e si dimise dal suo ruolo di educatore negli scout dell’Agesci. Partì quindi il processo canonico che si è concluso con la sentenza dell’8 giugno scorso, un atto rimasto segreto per quasi un anno.

Dopo l’inizio del processo canonico, i genitori del ragazzo si rivolsero alla squadra mobile rivelando che, tra il 2011 e il 2012, ci sarebbero stati incontri sessuali tra il prete e il minorenne nell’alloggio canonico di don Vito. Secondo gli atti dell’inchiesta, coordinata dal pm Salvatore Campochiaro, i rapporti sarebbero avvenuti senza costrizione fisica ma, a distanza di mesi, avrebbero provocato una crisi di identità sessuale al ragazzo e lui si sarebbe confidato con i genitori.

Due processi paralleli, quello canonico, già chiuso con la sentenza di condanna della Chiesa, e quello penale che, dopo l’incidente probatorio in cui due periti hanno stabilito che il ragazzo è credibile, oggi celebrerà la seconda udienza preliminare. La prima udienza preliminare, davanti al giudice Gianluca Sarandrea, si è chiusa con la difesa di don Vito – il parroco è assistito dall’avvocato Giuliano Milia – chiusa in riflessione sull’opportunità di chiedere o meno il rito abbreviato. Una richiesta che potrebbe essere presentata oggi: in caso di abbreviato, don Vito salterebbe il processo pubblico e, in caso di condanna, avrebbe uno sconto di pena di un terzo.

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Tornando al processo della Chiesa, la sentenza è rimasta nell’ombra ed è diventata nota solo adesso: l’avvocato della famiglia del ragazzo, Vincenzo Di Girolamo, ha voluto che la sentenza fosse inserita agli atti ritenendola un documento fondamentale. E cosa prevede la sentenza della Chiesa? La prima pena stabilita è perpetua: don Vito non può più fare attività parrocchiale a contatto con i minorenni, per esempio niente più catechismo. Le altre pene sono temporanee: per tre anni il parroco è sospeso dal ministero sacerdotale e può solo «concelebrare» la messa o tenere la «messa senza il popolo» quotidiana; per 5 anni don Vito è all’obbligo di dimora «per una vita di preghiera e di penitenza» all’Oasi di Elim della parrocchia della Santa Maria del Divino Amore di Roma.

Si tratta di un consultorio da 12 stanze singole per il clero in crisi di coscienza: «L’Apostolato Accademico Salvatoriano, in collaborazione con il santuario del Divino Amore, svolge un prezioso servizio a favore dei religiosi e dei sacerdoti che si trovano in particolari difficoltà», recita il sito Internet della parrocchia. «Un luogo e un tempo», dice un depliant, «per riscoprire la propria vocazione. Un’opera Salvatoriana per il sostegno psicologico al clero e alla vita consacrata».

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