TERREMOTO

Ricostruire subito, e bene

Alla notte delle fiaccole e del ricordo ora deve seguire un’accelerazione dei lavori

Il terremoto prima ti scuote fisicamente, colpisce i tuoi affetti, ti ferisce. Poi si insinua in maniera subdola nella tua anima, ti lascia nell’incertezza; e tu sei lì a combattere tra la necessità di assicurare l’incolumità tua e dei tuoi cari e il rifugio, spesso inevitabile, nella fatalità. Soprattutto è come un dolore latente, che resta lì sornione, si fa quasi dimenticare e poi all’improvviso sguscia fuori e ti fa ripiombare nella paura.

Dopo otto lunghi, lunghissimi anni il terremoto è diventato ormai per gli aquilani, e non solo, una presenza inquietante, minacciosa, con la quale si è costretti a convivere. Con il nostro inserto “Terremoto, anno ottavo” vogliamo raccontare L’Aquila, quella che ha pagato il suo prezzo di vite, con il suo centro storico devastato, un tessuto sociale sbrindellato, un impegno forte nella ricostruzione privata, ritardi insopportabili in quella pubblica.

Un fiume di denaro che prima per l’emergenza e ora per la ricostruzione sta affluendo nelle casse comunali, con la necessità di spenderlo presto e bene. Il sindaco Massimo Cialente, che sta per chiudere la sua esperienza di primo cittadino dopo due mandati, cederà il testimone a un successore che avrà il compito arduo ma ineludibile di imprimere una forte accelerazione al motore della ricostruzione.

In mezzo a tutto ciò resta il cittadino, quello che la notte del 6 aprile 2009 ha perso tutto ed è stato costretto a sopravvivere alle sue paure. Con il dubbio tra il lasciare la propria terra e costruirsi un futuro altrove, oppure restare, combattere e trovare la propria strada. Noi raccontiamo due storie di chi ce l’ha fatta: i titolari di un pub divenuto in breve un punto di riferimento in città e l’aspirante veterinario che riscopre i piaceri e le fatiche dell’agricoltura. Il legame con il territorio che non si spezza. Si diceva del terremoto come un dolore latente pronto a rimaterializzarsi. Non possiamo non raccontare la seconda ondata sismica, quella che dalla notte del 24 agosto 2016, con varie repliche nei mesi successivi e fino a gennaio scorso, ha risvegliato le paure di una popolazione (nel Teramano, nel Lazio e nell’alta Valle dell’Aterno) che sperava di essere fuori dall’incubo. Come se ne esce? Non ci si accusi di banalità se ribadiamo con forza la necessità di ricostruire in fretta, ma ricostruire bene. È la nostra unica arma.

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