L'INTERVISTA

Nozze gay, la chiesa ecumenica sfida il cattolicesimo in Abruzzo

Parla il vescovo della Chiesa ecumenica Gianni Di Marco che di professione fa il gelataio ad Alba Adriatica: "Sono un messaggio di fratellanza"

ALBA ADRIATICA. Cita Papa Francesco, ma sfida apertamente la Chiesa romana celebrando matrimoni anche tra omosessuali. Si ispira a don Gallo, ma riesce a beccarsi la scomunica del vescovo della diocesi di Teramo Michele Seccia. Gestisce una gelateria sul lungomare di Alba Adriatica, ma per tanti fedeli provenienti da Abruzzo, Marche e Molise, lui è il “vescovo”.

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Parliamo di don Gianni Di Marco, guida spirituale della comunità di fedeli della Chiesa ecumenica, balzato alle cronache soprattutto per aver celebrato a gennaio il matrimonio di Bruno e Orlando, la storica coppia gay di Pineto, e nei giorni scorsi anche quello delle pescaresi Isabella e Maria Rita. I due matrimoni ovviamente non sono riconosciuti dallo stato: è anche per questo che don Gianni si impegna ogni giorno contro quelle che lui considera discriminazioni. Lo fa da vescovo della Chiesa ecumenica e da presidente dell’Arcigay di Pescara. Ultima battaglia “politica”, la richiesta da lui inviata poche settimane fa ai sindaci in cui chiedeva loro di disobbedire alla circolare con cui il Ministro degli Interni Angelino Alfano intimava di bloccare le trascrizioni delle nozze gay celebrate all’estero

C’è chi vi accusa di cercare pubblicità. Cosa c’è alla base della vostra ricerca di una dimensione pubblica per fatti privati quali le unioni tra due persone?
«Non cerchiamo pubblicità, ma nel rispondere ad un bisogno spirituale che altrimenti le coppie omosessuali non potrebbero avere, tentiamo anche di dare il maggiore risalto possibile al messaggio di fratellanza e di misericordia che è presente nei Vangeli e che è contrario alle discriminazioni in cui ogni giorno i gay sono vittime, così come i divorziati. Discriminazione come quella, appunto, di non potersi sposare. Ma noi comunque non celebriamo solo nozze tra omosessuali e seconde nozze con divorziati, sia chiaro».

Quindi perché avete attirato su di voi tutta questa attenzione negli ultimi mesi?
«Probabilmente perché nella nostra zona rappresentiamo una novità, altrove non è sempre così. Nella chiesa romana stessa ci sono persone illuminate, che per me sono modelli a cui ispirarsi, che hanno dimostrato di aver compreso a pieno cos’è l’amore di Dio e che hanno celebrato anche nozze tra omosessuali. Come il compianto don Andrea Gallo e don Franco Barbero».

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Non le pesa aver ricevuto una pesante scomunica da parte del vescovo Seccia?
«No, non porto rancore, anzi la cosa non mi tocca affatto, perché la scomunica non ha alcun valore per me. La Chiesa cattolica ecumenica è indipendente da quella romana e ci tengo a sottolinearlo: siamo un’altra cosa e la Costituzione italiana ce lo permette, io non mi spaccio per un sacerdote romano come sono stato accusato nel recente passato. Ribadisco però l’invito con cui risposi al vescovo Seccia, citando Papa Francesco: “Vorrei che fossimo tutti uniti nella diversità”».

Lei per la Chiesa ecumenica è il vescovo di Abruzzo, Marche e Molise e anche guida della parrocchia di Alba Adriatica. Quanto è grande la vostra comunità?
«La nostra comunità è l’unica in Abruzzo ed è molto ampia: non si compone solo di fedeli albensi, anzi. Le nostre funzioni religiose si tengono nel nostro locale in viale della Vittoria, ma sono anche itineranti nelle abitazioni dei fedeli di Pescara, di Teramo o di San Benedetto del Tronto e non solo. Le persone che ci seguono in maniera fissa e costante sono almeno 50 o 60, ma non saprei dare una cifra esatta dell’intero movimento. Ad Alba, comunque, grazie all’impegno di un gruppo di loro e di una suora, ad ottobre abbiamo dato vita ad un’Opera di carità impegnata sul fronte dell’aiuto ai senzatetto. Abbiamo già dato un tetto a tre di loro, tra cui Ciro Esposito, che era costretto a vivere in spiaggia perché senza casa».

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