Omicidio Di Silvestre, sei ore per bruciare il corpo dell’artigiano
È il risultato degli esami del Ris su alcune ossa e un ponte dentale trovati sul monte Ascensione, trappola e tomba del piastrellista di Tortoreto
TERAMO. La dinamica di un delitto prende forma nei tempi di una esecuzione tanto efferata quanto meticolosamente preparata. A cominciare da un corpo che brucia per cinque, sei ore su quel monte dell’Ascensione trappola e tomba di Demetrio Di Silvestre, il 56enne piastrellista di Tortoreto uscito di casa dopo aver detto alla moglie di avere un appuntamento di lavoro e mai più rientrato.
A venti giorni dall’omicidio ci sono i nuovi rapporti degli investigatori, a cominciare dagli esperti del Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, a fornire nuovi elementi alle indagini. Perchè senza testimoni, senza un indizio preciso, senza una direzione da imboccare nelle prime 48 ore, la soluzione di un delitto non è mai semplice. E mai come in questo caso il puzzle è di difficile composizione. Perchè di quel corpo bruciato molto probabilmente per una notte alle porte di Ascoli, in una zona impervia e difficile da raggiungere, restano qualche ossa e un ponte dentale ora nei laboratori del Raggruppamento investigazioni scientifiche.
Gli esperti del Ris, dopo settimane di lavoro, hanno scandito le fasi dell’omicidio dell’uomo che, dopo essere stato uccis, è stato fatto a pezzi e bruciato. Dato alle fiamme in una sorta di incavo realizzato nel terreno, quasi una sorta di braciere dove gli assassini hanno versato del liquido infiammabile, molto probabilmente della benzina. E quel corpo, raccontano gli accertamenti tecnici, è bruciato per ore: cinque, forse sei. Fino all’alba, fino a quando quel pastore arrivato sul monte dell’Ascensione ha dato l’allarme. Nel ritmo incalzante delle indagini, le immagini catturate dalle telecamere segnano un punto a favore degli investigatori . Sono quelle di un distributore di Montalto, nell'Ascolano, che hanno ripreso la Bmw del piastrellista guidata da due uomini: a quell'ora molto probabilmente Di Silvestre era già stato ucciso e, forse, il corpo era nascosto nel bagagliaio della vettura. Le immagini raccontano che uno dei due uomini è sceso dall'auto e ha riempito una tanica di benzina, forse la stessa usata per bruciare il cadavere. E da qualche giorno nelle mani degli investigatori ci sono anche i tabulati del telefono cellulare dell’uomo lasciato a casa: l'attenzione si concentra su alcune chiamate ricevute qualche giorno prima della scomparsa. Sono dell'assassino? Per ora, è evidente, che resta un interrogativo senza risposta ma le indagini serrate potrebbero ben presto illuminare alcune zone d'ombra. A cominciare dal movente. Nelle ultime ore è circolata l'ipotesi che l'uomo possa essersi fatto dei nemici nel tentativo di aiutare una persona in difficoltà, fuori dall'ambiente lavorativo. Ipotesi ancora tutta da verificare insieme a quella di eventuali questioni economiche. Che gli investigatori cercano di mettere a fuoco anche sentendo decine di conoscenti dell'uomo, da tutti descritto come un padre di famiglia solo casa e lavoro. Anche nei giorni scorsi i carabinieri, a cui il pm di Ascoli Umberto Monti ha delegato le indagini, hanno sentito altre persone che hanno avuto modo di incontrare, anche e soprattutto per motivi di lavoro, il piastrellista sparito da casa martedì e molto probabilmente ucciso già nella stessa giornata. E con il passare dei giorni si delinea la certezza che l'appuntamento a cui l'artigiano è andato sia stata la trappola organizzata dagli assassini. Di Silvestre potrebbe averli incontrati non a San Benedetto ma proprio vicino a quel monte dell'Ascensione in cui sono stati trovati i resti ormai carbonizzati dell'uomo. Il Gps satellitare della Bmw dell'artigiano ha accertato che martedì 15, il giorno della scomparsa, la macchina è stata proprio nella zona dell'Ascensione.
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