Tassi alla Regione: la caccia ai cinghiali minaccia gli orsi

L’ex direttore del Parco nazionale d’Abruzzo: «Il calendario venatorio 2012 un pericolo per la specie»

PESCARA. Il calendario venatorio 2012 dell’Abruzzo mette a repentaglio la sopravvivenza degli orsi marsicani nei parfchi: è quanto sostiene Franco Tassi, storico ex direttore del Parco Nazionale dell’Abruzzo, che solleva il caso come rappresentante del Grupppo Orso Italia.

«Ancora una volta», sostiene Tassi, «l’Abruzzo – un tempo regione dei Parchi ammirata a livello europeo – si illustra per un nuovo attacco alla natura, fatto per compiacere chi voglia sparare dove e quando non dovrebbe. Il calendario venatorio 2012 infatti non eccelle solo in permissivismo e violazione alle direttive europee, ma anche perché consente la caccia al cinghiale, con squadre, cani e “braccate” (le classiche battute) già a partire dal 7 ottobre, vale a dire nel pieno della stagione autunnale ricca di frutta e bacche. Proprio quando nel Preparco i pochi Orsi marsicani sopravvissuti, comprese le femmine con piccoli dell’anno, cercano nutrimento abbondante prima del sonno invernale. E quando le femmine gravide accumulano con impegno energie e riserve di grasso, che poi trasformeranno in latte per i cuccioli partoriti d’inverno nella tana».

A lanciare l’allarme, questa volta, aggiunge Tassi, non sono solo i gruppi ambientalisti di punta e d’assalto, ma anche il Parco stesso, «preoccupato per l’enorme disturbo alla fauna e per il forte rischio di orsicidi (che siano dolosi, colposi o preterintenzionali non fa differenza)».

«Perché nella tenue luce dell’alba o nella penombra della macchia un orso può facilmente essere scambiato per un cinghiale, e finisce non di rado impallinato», spiega ancora Tassi. «Perché i cani possono inseguire i cuccioli, e quando la mamma cerca di difenderli, il buono sparatore la abbatte a bruciapelo da pochi metri, spergiurando poi d’aver agito per “legittima difesa” (è accaduto qualche tempo fa persino nei Pirenei francesi)».

Il Gruppo Orso Italia invita, quindi, la Regione Abruzzo a «modificare con la massima urgenza il calendario venatorio, e investirà della questione tutte le massime autorità internazionali. Perché non ha senso attingere a piene mani ai fondi europei in nome di orsi, lupi e camosci, e poi dimostrarsi incapaci di contenere le frenesìe sparatorie delle minoranze. La proliferazione dei cinghiali costituisce un problema serio, ma può essere controllata e contenuta in ben altri modi».

«Che a pagare per gli errori altrui debba essere sempre l’rrso marsicano non è giusto», conclude Franco Tassi, «e non è certo così che si garantisce un futuro alla natura e alle genti d’Abruzzo».

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