I francesi scommettono sulla Sevel

Il direttore generale di Psa: «La partnership con Fiat continuerà».

LANCIANO. La Fiat continua la strategia del silenzio, forse per evitare ricadute sui fronti Termini Imerese e Pomigliano, ci pensa perciò il socio francese a spingere sui capannoni della Sevel una ventata di ottimismo: «La partnership con Fiat sui commerciali continuerà».
«La collaborazione con Fiat sui veicoli commerciali va molto bene e certamente proseguirà», ha detto il direttore generale Psa (marchi Peugeot e Citroen), Jean Marc Gales la scorsa settimana, durante la presentazione alla stampa internazionale del nuovo piano strategico della Peugeot.

Un vistoso cambio di toni e prospettive rispetto a quanto detto a settembre, al salone di Francoforte («Nei prossimi mesi dobbiamo decidere insieme a Fiat se i prossimi veicoli commerciali li faremo ancora insieme. La programmazione attuale dei prodotti nell’impianto Sevel è fino al 2017», disse Gales, «quindi dobbiamo parlare prima, anche sulla possibilità di ulteriori riduzioni dei consumi dei furgoni che produciamo insieme»).

Va detto che il manager francese si riferiva anche all’impianto Sevel Nord di Valencienne (Scudo, Phedra e Ulysse, 5200 lavoratori), dove con Fiat potrebbero sorgere problemi a causa della fresca alleanza con Chrysler. Ma si tratta comunque di un forte messaggio di speranza per i circa seimila dipendenti dell’impianto sangrino, considerando che arriva quando i timidi segnali di ripresa del settore auto ancora non si espandono al settore dei cabinati. Anzi, le ultime statistiche parlano di un 2009 chiuso con oltre il 21 per cento di flessione del mercato. Un calo che a dicembre è stato contenuto allo 0,8 per cento, lasciando intuire che forse il fondo è stato toccato. Ma è opinione generale che prima di tornare ai livelli del 2008 (257mila furgoni, divenuti 117mila lo scorso anno) passerà parecchio tempo.

E sebbene appaia molto improbabile che il recupero avvenga agli stessi livelli occupazionali, è indubbio che un’oculata politica di investimenti, in innovazione tecnologico innanzitutto, ma anche in infrastrutture e servizi potrebbe motivare ragionevoli speranze per un futuro che vada ben oltre la scadenza del 2017 che ora appare come una sorta muro.
Certo un ruolo cruciale avrà in questo la politica. Quella regionale non meno della nazionale. In questo senso al momento i segnali sono davvero scarsi.

«Deludente e generica è la risposta che il governo ha dato nell’aula del Senato a fine dicembre sulle iniziative per affrontare la crisi di uno dei poli industriali più importanti della regione e dell’intero Mezzogiorno d’Italia, anche in prospettiva della strategia aziendale che il gruppo Sevel-Fiat vuole portare avanti in Val di Sangro», ha dichiarato il coordinatore regionale dell’Italia dei Valori senatore Alfonso Mascitelli nei giorni scorsi. Un intervento che però non pare aver scosso più di tanto il mondo.

Al contrario, e non da ieri, i sindacati dei metalmeccanici, che sul tema si esprimono con sostanziale unanimità, giudicano un grave errore la mancanza di un programma di interventi e investimenti mirati a sostegno del sistema economico comprensoriale. «Vanno sostenuti i redditi delle famiglie dei lavoratori lasciati a casa, naturalmente», dicono da Fiom, Fim e Uilm, «ma servono anche interventi per incentivare nuovi insediamenti. Investendo in formazione, migliorando le infrastrutture e i servizi si aumenta la competitività e si creano nuove occasioni di sviluppo di lavoro per i giovani e i precari».