A Cannes è il giorno di Marco Bellocchio, in gara con “Rapito” 

Il regista: «Ho scritto a papa Francesco, spero veda il film» Per “Asteroid City” di Wes Anderson le star arrivano sul bus

CANNES. A Cannes è arrivato un bus carico di star da cui sono scesi Tom Hanks con la moglie Rita Wilson, Scarlett Johansson sirena in rosa, Adrian Brody, Margot Robbie, Matt Dillon, Steve Carrell, tra gli altri, per l’attesa premiere di Asteroid City in concorso. Il più divertito di tutti, il regista Wes Anderson. Quando Tom Hanks e Adrien Brody tirano fuori il telefonino per scattare selfie sulle scale e immortalare la folla di fan e fotografi, nessuno osa contraddirli, nonostante il divieto di smartphone sia rigidissimo, persino stampato sul biglietto d'invito.
Il tappeto rosso con musiche country anni '50 è un eccezionale colpo d'occhio nel giorno in cui passa il primo dei tre italiani in corsa per la Palma d'oro, Rapito di Marco Bellocchio. Il regista piacentino 83enne torna al Festival, questa volta in concorso. «Qui non ho mai ricevuto premi tranne la Palma d'oro d'onore. Se non mi danno niente non cambia molto, e se invece capita lo accetterò, mi interessa che vada bene in sala» dice il regista. Una seconda giovinezza, dopo le fatiche premiate da pubblico e critica di Esterno Notte, l’ha portato di nuovo sul set faticoso di un film in costume. «C'è chi alla mia età corre in modo compulsivo per non perdere il tempo che forse mancherà, io continuo a lavorare solo su progetti che mi piacciono e mi coinvolgono», dice.
In Rapito c'è la storia di un bambino ebreo che nella Bologna del 1858 viene strappato alla famiglia quando si viene a sapere che sarebbe stato battezzato di nascosto da una domestica cattolica che lo aveva visto malato e non voleva lasciarlo nel limbo. Edgardo Mortara, strappato con violenza ai genitori cresce nella fede cattolica in un collegio con altri bimbi ebrei rapiti, educato sotto la stretta sorveglianza di Pio IX, ultimo papa re di Roma travolto poi dalla breccia di Porta Pia nel 1870. Viene talmente indottrinato da diventare un predicatore cattolico, a costo di rompere ogni legame con la famiglia di origine. Un altro rapimento dopo quello di Aldo Moro, scandagliato da Bellocchio in Buongiorno Notte ed Esterno Notte, curioso per essere solo casualità. «I due rapimenti pur ovviamente su piani diversi», risponde, «sono accumunati dalla cecità ideologica dei dogmi, quell'intransigenza che non ammette compromessi e deroghe. È accaduto con Moro e con Mortara. Sono atteggiamenti violenti che portano solo tragedie». Il fedelissimo Fabrizio Gifuni dopo Moro è l'inflessibile monsignore che esegue l'ordine papale di rapire il piccolo Mortara. «Questa storia ci appare spietata e tragica», riflette, «quella di Moro lo fu altrettanto, vittima della stessa intransigenza nel non voler trattare con i terroristi». L'interesse di Bellocchio nella vicenda è anche ulteriore. «Io questa rigidità, questa ortodossia cieca la conosco bene, è qualcosa con cui sono stato educato e che ha condizionato la mia vita. Ci riflettiamo che nel '48 i comunisti erano scomunicati? Una cosa spaventosa. Poi c'erano i peccati mortali, i sacrilegi...».
Il rapporto stretto, quasi una lotta eterna, tra Bellocchio e il cattolicesimo (raccontato ad esempio nel magnifico L'ora di religione 20 anni fa e sottinteso in Marx può aspettare) l’ha spinto ad inviare una lettera a Papa Francesco, «spero abbia voglia di vedere il film, ha tante cose ben più importanti da fare ma chissà che non trovi il tempo per una serata divertente, interessante, tra amici.», dice. «Il feedback più notevole è stato quello dei capi ebrei che l’hanno visto in anteprima, erano molto commossi». Tratto liberamente da Il caso Mortara di Daniele Scalise (Mondadori), il film è interpretato anche da Barbara Ronchi, Fausto Russo Alesi (i genitori di Edgardo), Paolo Pierobon (il papa) e il piccolo Enea Sala e Leonardo Maltese (Edgardo negli anni).
Anni fa era stato annunciato un film su Mortara da Steven Spielberg. «Lo accantonammo perchè lui stava già facendo il cast». Il problema per Spielberg, azzarda Bellocchio, era stato trovare il bambino. «Noi dopo tanti casting in Emilia abbiamo trovato Enea, mi hanno colpito i suoi occhi, io volevo un bambino vero che non recitasse, non come quelli penosi che si vedono in tv, una cosa orrenda», sbotta il regista.
L'altro film del concorso è Asteroid City, un Wes Anderson in purezza, con intreccio, sfondo, messa in scena di plastica bellezza. L'avventura surreale questa volta è ambientata nel 1955 in una città immaginaria in mezzo al deserto, in una convention degli Stargazers, cadetti spaziali che celebrano l'Asteroid Day, quando il meteorite delle Arid Plains ha avuto un impatto sulla Terra. Sono genietti che insieme ai loro genitori per due giorni si dedicano allo spazio, peccato che a stravolgere i piani appaia un alieno. La città viene così isolata, gli ospiti messi in quarantena, con un evidente rimando all'epoca della pandemia.