Antonella De Angelis: la mia musica nel nome dei diritti delle donne 

La direttrice dell’Orchestra Femminile del Mediterraneo di Pescara racconta le sue passioni «Il mio inizio con Donato Renzetti: appena alzava la bacchetta il suo sguardo magnetico mi rapiva»

Da giovanissima flautista a brillante direttrice d’orchestra. Passione per la musica, talento, originalità si fondono nella sua bacchetta, con cui incanta lo spettatore.
La pescarese Antonella De Angelis è una perla del panorama musicale italiano. Il maestro Donato Renzetti, con cui ha studiato direzione d’orchestra, l’ha definita «fra i più interessanti direttori della sua generazione». Numerosi e prestigiosi i premi e i riconoscimenti di cui è stata insignita, tra cui quello conferitole dalla principessa Wijidan Al-Hashemi di Giordania, «ai sensi della più alta considerazione». Costante il suo «impegno nella promozione della figura femminile e il buon valore della condivisione interculturale», motivazione che le ha fatto conquistare il Premio Savinella 2016 Soroptimist International. Numerose e di prestigio anche le orchestre con cui si è esibita. Nel 2009 ha fondato l’Orchestra Femminile del Mediterraneo, una compagine interculturale composta da artiste di diverse nazionalità, che porta avanti obiettivi come la musica per la pace, la cultura e l’educazione.
Come nasce il progetto dell’Orchestra Femminile del Mediterraneo?
Dalla volontà di creare uno spazio privilegiato in cui le artiste possano confrontarsi e condividere emozioni. E' una compagnie interculturale, mi ha sempre stimolato il confronto con le differenze culturali. Diventare coscienti che la ricchezza insita nella diversità è un vero patrimonio, ci aiuta e ad attuare un autentico dialogo alla pari e uno scambio emotivo arricchito.
Nasce come flautista. Quando ha iniziato lo studio di questo strumento?
Ho iniziato a dodici anni, ero innamoratissima di questo strumento. Per molti anni ho svolto un' intensa attività concertistica nelle più importanti società dei concerti sia con l'Esemble Bilitìs, gruppo caratterizzato da un originale connubio tra musica e poesia in stile impressionista, sia con il Trio J.L.Farrenc, con un repertorio dedicato a compositrici di grande qualità.
Come è diventata direttrice d’orchestra?
Grazie al maestro Donato Renzetti, che conobbi da giovanissima flautista nell’Orchestra giovanile. Quando arrivava eravamo tutti timorosi. Appena alzava la bacchetta il suo sguardo magnetico ci rapiva. Tanti anni dopo era lui a indicarmi come impugnare quella bacchetta e concentrare l’energia. È stato un percorso ricco di emozioni in cui ho messo in atto una profonda percezione della mia personalità in relazione alla sua, capace di grandi slanci umani e severa dedizione.
Ci sono più difficoltà nell’essere un direttore d’orchestra donna?
Mi piacerebbe dire che non c'è nessuna differenza ma non è così. Nell'ambito musicale nessuna direttrice donna ha la direzione artistica di teatri o enti sinfonici importanti. Un'autorevole statistica rileva che la situazione è simile anche in altri Paesi europei tranne che negli Stati Uniti. La competizione è molto alta, la preparazione per una donna deve essere più ferrata; ci vuole un carattere molto determinato e una grande forza mentale. Nel confronto non deve vincere lo spirito di rivalsa, ma deve affermarsi quanto di più autentico siamo, individui che nella propria differenza di genere mettono in campo competenze e modalità diverse. Questo vale per tutto ciò che concerne l'affermazione della donna nella società: mirare all'uguaglianza dei diritti e delle opportunità, dando valore alla diversità, è un dovere.
L’Ofm ha finalità anche di tipo umanitario. Da dove scaturisce questa esigenza?
Sicuramente da un mio percorso interiore in cui la crescita e la felicità vanno di pari passo con lo sviluppo della consapevolezza dell’esistenza dell’altro, della dignità della vita e del rispetto reciproco. Sono buddista della Soka Gakkai da 18 anni e questo ha rinforzato in me l'appartenenza al genere umano in senso spirituale, civile e di presa di responsabilità.
Cosa rappresenta per lei la musica?
Il mezzo con cui riesco ad esprimere la mia persona attraverso il talento. Per me l’orchestra è metafora di “cittadinanza condivisa”. Le relazioni che si mettono in gioco, se mirano allo sviluppo di qualità umane a prescindere da quelle tecniche, costruiscono un clima autentico fatto di stima reciproca. Così creiamo valore e, come musiciste, non perdiamo la serenità, il gusto e il senso del far musica. Oltre al repertorio classico, mettiamo in campo singolari connubi musicali con artisti quali Danilo Rea, Alessandro Quarta, Laura Marzadori, Saba Anglana. Abbiamo realizzato originali lavori di teatro musicale con le pièce "Ad Auschwitz c'era un'orchestra femminile" la vera storia di un'orchestra di deportate, "Rosamara" storie di donne migranti e "Snaturate" tre storie vere di donne internate nei manicomi durante il periodo fascista. L'intento è quello di affrontare tematiche sui diritti e la dignità della vita e la condizione femminile. Nella rassegna Musica e Società, che organizzo con la giornalista Alessandra Portinari, ogni evento ha uno scopo benefico a favore di associazioni di valore impegnate nel sociale. Vorrei citare le musiciste dell'orchestra: Dana Stancu, Ornela Koka, Elena Imparato, Sara Tortoreto, Silvia D'Annunzio, Chiara Aventaggiato, Olga Moryn, Xhoana Askushaj, Elisa Pennica, Maria Miele, Simona Abrugiato, Mayra Stela Dunin Pedrosa. Altre giovani musiciste si aggiungono all'occorrenza.
Quale tra le numerose esperienze artistiche le è rimasta nel cuore?
L'essere stata scelta per dirigere una straordinaria orchestra composta da musicisti buddisti provenienti da orchestre importanti quali la Scala di Milano, Santa Cecilia di Roma, l'Opera di Roma, la Rai di Torino, la Royal Academy di Londra e giovani talenti. L'occasione è stata il Meeting Buddista Europeo nel 2011. Al Palalottomatica c’erano cinquemila persone provenienti da 27 nazioni.
Cosa fa quando non suona?
Insegno flauto traverso. Vado al cinema. Viaggio quando ho tempo. In estate amo il mare e leggo.
Cosa rappresenta per lei il suo Abruzzo?
Una bellissima regione ma dall'indole complessa perché non è ancora riuscita a promuovere, valorizzare e tutto il proprio potenziale. Manca la reale comprensione dell'importanza dei giovani, del turismo, la cura dell'ambiente, la cultura di qualità ed una maggiore attenzione al sociale in genere.
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