“Chiamatemi Mimì” La vita di Mia Martini nelle sue canzoni 

Claudia Campagnola è l’artista, Marco Morandi la sua voce nello spettacolo del Tsa firmato Logli in scena all’Aquila

L’AQUILA. Lo sguardo velato di malinconia, la voce che graffia l’aria, la timidezza nei gesti che faticano a espandersi insieme al canto, sfrontata, libera, ferita, spaventata ma incapace di rinunciare a sognare: la vita tutta di Mia Martini – le canzoni, i ricordi dell’artista straordinaria scomparsa 25 anni fa – protagonista questa sera del nuovo appuntamento della rassegna I Cantieri dell’Immaginario all’Aquila.
Alle 21.30 sul palco in piazza Duomo il Teatro Stabile d’Abruzzo porta in scena “Chiamatemi Mimì”, spettacolo musicale firmato da Paolo Logli con Claudia Campagnola e Marco Morandi. Un percorso sussurrato sul filo dei ricordi d’infanzia, dei batticuore e delle pazzie della giovinezza. Poi la scena, gli amori sempre difficili, la fame di amore. “Chiamatemi Mimì” è il racconto di canzoni immortali piantate nel cuore di tutti, da “Piccolo Uomo” a “Minuetto”, da “La costruzione di un amore” ad “Almeno tu nell’universo”, viste come tappe di una vicenda umana prima ancora che di una carriera canora. «Si tratta di una bellissima sfida interpretativa», ha detto Claudia Campagnola in una recente intervista, «perché tanti sono i colori che devo mettere nell’interpretare questo personaggio. C’è il dolore, c’è la rabbia, c’è la rassegnazione, c’è il desiderio, il sogno, la passione, la dignità negata ma allo stesso momento una grinta incredibile». L’attrice sfoglia nel monologo l’album dei ricordi dell’artista calabrese – bella col cappello a falde larghe in mano, un corpetto a lasciarle scoperte le spalle, la gonna lunga e lo sguardo fiero sul futuro – mentre Marco Morandi affronta il repertorio canoro: anche per questo sensibile figlio d’arte una sfida non da poco. «Sì proprio una bella sfida. Cantare il repertorio di una donna è già di per sé inusuale e non semplicissimo, se ci metti anche che lei è Mia Martini sono cavoli», le sue parole nel presentare lo spettacolo. «Il grosso lavoro è cercare di restituire la sua intensità interpretativa. Essendo da solo con uno strumento le canzoni sono molto intime, scarne. È stato emozionante cantarle in prova, in pubblico poi è diventato pazzesco».
Mimì donna ferita e orgogliosa, vittima di indecenti maldicenze, additata come porta jella, uccisa professionalmente dalle male lingue. Mimì che si ribella sul palco di Sanremo, cantando tutto il suo dolore e la sua rabbia, e neppure quella volta vince. Mimì come angolino del cuore di ognuno di noi, sulle note di canzoni che nel cuore ci abitano, e non se ne vanno più. L’intensa recitazione di Claudia Campagnola, capace di cogliere e far vibrare le disparate corde dell’animo di Mia Martini, e la affascinante scelta di affidare le note delle canzoni e il canto stesso ad una voce maschile, quella di Marco Morandi. Un viaggio nell’anima di una signora della canzone, e nei fragili sentimenti di una donna troppo innamorata dell’amore.
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