lo spettacolo tratto da “lo cunto de li cunti” 

Domani al Teatro Talia di Tagliacozzo “La cerva fatata”, tra racconto e arte

TAGLIACOZZO. Andrà in scena domani alle 10.30 al Teatro Talia di Tagliacozzo, La cerva fatata, racconti di mirabilie, meraviglie e metamorfosi tratto da Lo Cunto de Li Cunti di Giambattista Basile....

TAGLIACOZZO. Andrà in scena domani alle 10.30 al Teatro Talia di Tagliacozzo, La cerva fatata, racconti di mirabilie, meraviglie e metamorfosi tratto da Lo Cunto de Li Cunti di Giambattista Basile. Lo spettacolo è presentato da Il teatro dei colori per la rassegna Itinerari dell’arcobaleno, progetto di teatro ragazzi e giovani 2023, realizzato con Ministero della Cultura e Regione Abruzzo, in sinenergia con Comune di Tagliacozzo e Istituto onnicompresivo Argoli. Regia e drammaturgia Valentina Ciaccia, con Rossella Celati, animazione di Valentina Franciosi, voci Daniela Calò, illustrazioni originali Ilaria Meli. Lo spettacolo inizia in una piazzetta piena di gioiosa confusione, dove una giovane inizia a raccontare una storia, e nel racconto si trasforma di volta in volta in maga, vecchia, principessa, giullare, mentre la piazza diventa bosco, casa dell’orco, castello di cristallo.
L’opera è tratta dal racconto di Basile che ha generato tutti gli altri racconti e come quello passa dalla luce all’ombra, dall’oro alla fuliggine, dall’alto al basso, dall’ingiustizia alla giustizia. Sulla scena i personaggi si trasformano in un modo nuovo ed antico: i principi sono volpi, le gatte sono cenerentole, le statue prendono vita, le addormentate non si vogliono svegliare. Da ogni metamorfosi nasce una storia, ogni cambiamento porta alla crescita e alla scoperta. Nel fluire dei ritmi e dei ricordi, musiche antiche diventano moderne, pupazzi accompagnano, fanno scherzi e magie, e ci trasportano nel viaggio infinito del teatro, che unisce servo e re e aiuta a superare con uno slancio di immaginazione e creatività ogni momento triste. Uno spettacolo fatto per i principi e per i piccirilli, dal linguaggio moderno e semplice che non dimentica però il suono e la musicalità della lingua napoletana in tutto il suo farsi magico e furbetto, epico e sacro, canzonatorio e cantante,