A 25 anni dalla morte ecco tre mostre del pittore emigrato  

Donne, terra, riti: a Lanciano i dipinti di Gildo D’Annunzio

LANCIANO. Una triplice esposizione d’arte di Gildo D’Annunzio sarà inaugurata domani in tre luoghi di Lanciano – San Legonziano alle ore 16, Polo Museale di Santo Spirito alle 18 e Stanze Liquide di...

LANCIANO. Una triplice esposizione d’arte di Gildo D’Annunzio sarà inaugurata domani in tre luoghi di Lanciano – San Legonziano alle ore 16, Polo Museale di Santo Spirito alle 18 e Stanze Liquide di Via dei Funai alle 20,30 – per chiudersi il 16 settembre, giornata ultima delle feste patronali dedicate alla Madonna del Ponte.
Artista di grandi e piccoli spazi, fisici e interiori, come ben delinea dal catalogo della mostra curata dai quattro figli dell’artista (Katia, Paola, Flavio e Giuseppe) con ampia introduzione di Remo Rapino seguita da uno scritto di Valerio Ruggieri, ricercatore e narratore di tradizioni lancianesi, che ha fortemente voluto questo evento con l’intenti di riportare a Lanciano le opere di Gildo D’Annunzio, nato e formatosi nella città frentana per poi emigrare con la famiglia a Sesto San Giovanni, dove continuò l’attività integrandola con collaborazioni con Fratelli Fabbri e altri editori, oltre che insegnando all’Istituto d’Arti Grafiche Rizzoli.
Ma il mondo di Gildo, come fa notare la figlia Paola, è il mondo contadino della sua terra cui «ha dedicato la vita e l’arte». Così al Legonziano si possono osservare vari olii su tela di paesaggi agresti, qualcuno riconducibile alle campagne di Casalanguida, ben note all’artista poiché paese natio della moglie Liliana Colonna, con i colori forti e distinti tra pagliai, masserie, colline brulle e cieli blu o giallo-rossi su cui si stagliano le figure di donne piegate nel lavoro dei campi. Donne che faticano e soffrono in silenzio, presenti anche al Polo Museale e nelle xilografie di Via dei Funai, come quando salutano i loro uomini che partono da emigranti oppure si incontrano, cariche di ceste e mucchi di paglia, nella “Sera dell’antivigilia”, appuntamento imprescindibile per i lancianesi. Come imprescindibile è la sfilata del dono, nella mattina di ogni 8 settembre, riprodotta con una coralità impressionante di uomini con le fisarmoniche e donne canterine con le conche stracolme di prodotti della terra, carri trainati da buoi, simboli religiosi, banda musicale, fissati da colori forti ma gradevoli, il tutto nella cornice di una cassa armonica appena accennata.
La “Sfilata del dono” è anche il simbolo della festa religiosa e pagana del mondo contadino che entra in città non per vendere al mercato, ma per manifestarsi e integrarsi gradualmente nella città mercantile, artigiana e borghese. Dopo il trasferimento al nord, «l’esodo» come Gildo lo chiamava, l’artista delinea anche aspetti di Sesto San Giovanni completamente diversi dalla sua terra di origine. Le ciminiere, i grattacieli, i colori freddi, opposti al suo Sud, cui torna sempre per evocare le tradizioni della sua città: il Cristo Morto, il Miserere, gli incappucciati che sfilano nel centro storico, e poi una impressionante Crocefissione inserita in un largo paesaggio di alberi spogli e contorti, pieno di figuranti di ogni genere e costume.
Quasi una Sacra Rappresentazione evocativa di una sofferenza straziante e interminabile. Gildo D’Annunzio, morto venticinque anni fa, fu anche scrittore e poeta, uomo che insegnò ai figli ad «abbracciare orizzonti». Lasciò scritto: «Sulla mia croce scriverete così: aveva un cuore e niente altro».