«Il mio Ricciardi è un uomo nuovo»  

De Giovanni presenta “Caminito”, primo di 3 romanzi ambientati tra il ’39 e il ’40

Torna il commissario Ricciardi e non è più quello che conoscevamo nel nuovo romanzo, “Caminito”, il tredicesimo della serie, di Maurizio De Giovanni. Il libro esce per Einaudi Stile Libero Big (pagine 269, €19) a tre anni da “Il pianto dell’Alba” ambientato nel 1934, e ci catapulta anche in un’altra Italia, quella del 1939.
De Giovanni, come sarà ora Ricciardi?
«Non più come nei primi 12 libri. Questo è il primo romanzo in cui il commissario è un uomo nuovo e lo è ormai da 5 anni. È un padre single che ha delle maggiori cautele nei confronti di se stesso perché lascerebbe la sua bambina, Marta, sola. Ma è sempre un uomo che fa il suo lavoro senza lasciarsi influenzare da quello che lo circonda né in positivo né in negativo».
Il commissario ora entra in un’altra Italia...
«Avevo scelto di smettere di raccontare Ricciardi nel 1934 perché in quel periodo l’Italia finiva di essere quella che era e cominciava un altro tipo di Italia. Poi ho riflettuto sul fatto che anche questo secondo tipo di Italia poteva essere interessante da raccontare. Paradossalmente ho acquisito nella prima parte gli strumenti narrativi per raccontare questa seconda e ho deciso di farlo in tre romanzi di cui questo è il primo. Avranno tutti i nomi di tre tanghi: dopo Caminito che è il tango di Gardel, il secondo s’intitolerà “Perfidia” che in realtà è un bolero, ma si suona spesso con il ritmo del tango, e il terzo sarà “Volver”, tornare. Se va in porto questo desiderio, i tre libri racconteranno l’evoluzione della vita di Ricciardi tra il 1939 e il 1940, quindi dalle leggi razziali all’entrata in guerra» .
Da dove viene questa passione per il tango?
«Il tango come la musica napoletana è estremamente appassionato. Ha una potenza narrativa evocativa straordinaria».
Il commissario si trova ad agire nell’Italia delle leggi razziali, dell’invasione dell’Albania, in cui vengono proibiti i nomi in inglese, si stringono i rapporti con la Germania nazista e c’è una povertà imperante. Riferimenti all’oggi?
Certo, la guerra in Europa, una crisi economica grave, fortemente recessiva, un certo tipo di sovranismo che si impone in alcune zone dell’Europa è indiscutibile che possano riportare in questo tempo che stiamo vivendo. Però io scrivo libri gialli, quello che mi interessa sono i miei personaggi».
Questa volta Ricciardi è alle prese con l’omicidio di un ragazzo e una ragazza mentre facevano l’amore.
«Il ragazzo risponde alla descrizione di un ufficiale di una nave mercantile genovese che non è tornato a bordo dopo un giorno di libera uscita. Il suo profilo fa pensare a un dissidente. Così Ricciardi deve portare avanti una doppia indagine, sul versante politico e sul versante passionale».
Si aspetta poi Ricciardi in tv, su Rai1, che ha il volto dell’attore abruzzese Lino Guanciale.
«Hanno finito di montare la seconda serie e dovrebbe andare in onda a febbraio credo, in 4 puntate, la prima era di 6. E si comincia a pensare a una terza. In arrivo anche una serie mia di cui ho scritto il soggetto, “Mai più come prima” con Francesco Arca: un poliziesco di ambientazione contemporanea».
Qual è la sua serie più vista?
«È Mina Settembre, ma mi interesso poco di tv».
Tra i prossimi libri in arrivo la serie di Sara per Rizzoli che uscirà ad aprile 2023.
«Poi credo che scriverò ancora I Bastardi di Pizzofalcone. E c’è qualche altro progetto teatrale: devo scrivere una cosa su Sacco e Vanzetti per Michele Placido».