“Il viaggio degli eroi”, il racconto dell’impresa dei campioni dell’82  

In sala il 20, 21 e 22 giugno il docufilm sulla vittoria ai Mondiali di Spagna con Marco Giallini narratore  Cabrini: ho la pelle d’oca. Antognoni: quel gol annullato scotta ancora. Conti: Bearzot era un padre

Fa dispiacere dirlo, ma in questo film dedicato ai campioni del mondo a uscirne davvero male sono i giornalisti e il loro scetticismo. Questo uno dei meriti del documentario “Il viaggio degli eroi” di Manlio Castagna, insieme a quello di aver realizzato poi un piccolo miracolo, la reunion ieri alla Casa del cinema di Roma di Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini, Franco Causio, Bruno Conti, Fulvio Collovati, Giuseppe Dossena, Franco Selvaggi e, infine, Federica Cappelletti, moglie dell’indimenticabile Paolo Rossi.
Che cosa si vede nel film, evento speciale in 107 copie al cinema il 20, 21 e 22 giugno con Altre Storie? Si vede come in pochi giorni «una squadra senza ambizione», detta «l’armata Brankazot» dalla stampa, diventi, per gli stessi media, un gruppo di eroi.
Spazio a tanto materiale di repertorio e altrettante testimonianze e, infine, a cementare il tutto, in qualità di cantastorie, Marco Giallini che divide l'impresa dei mondiali in undici tappe con altrettante animazioni dei più grandi illustratori italiani coordinati da Roberto Recchioni. Intanto nel docu, prodotto da Manuela Cacciamani e Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, c’è l’Italia di quegli anni, piena di manifestazioni e animosità politica. E poi la stampa pronta a criticare Bearzot e anche il suo protetto Paolo Rossi.
Poi dopo tre pareggi ecco l’incredibile metamorfosi della Nazionale italiana nelle partite contro Argentina e Brasile e la cavalcata fino a sollevare la Coppa del Mondo. Tra i protagonisti Bearzot, commissario tecnico e un padre per molti di quei ragazzi che fecero l’impresa: battere in finale la temutissima Germania. Dice Antonio Cabrini, 64 anni: «È un docufilm che fa venire la pelle d’oca, perché mostra la vita di un Paese e i grandi sentimenti che ci portarono a vincere la coppa del mondo. Ma come non ricordare in questa occasione quelle persone che non ci sono più come Bearzot, Maldini, Scirea e Rossi?»
Esordisce Federica Cappelletti, moglie di Paolino: «Voglio ringraziare tutti per il grande lavoro fatto. Non nascondo che mi sono messa a piangere. Il rapporto di Rossi con Bearzot? Erano come padre e figlio». «È stato davvero un padre», conferma Bruno Conti. «Certo, prima di decollare ai mondiali c’era vero livore dei giornalisti verso di lui. Lo hanno come ammazzato dopo i primi tre pareggi». Per Antognoni ancora scotta «quel gol annullato nella partita Italia-Brasile che», dice, «mi ha pregiudicato la finale. Certo che c’è un po’ di rimpianto». «Nel 1982», dice il regista Manlio Castagna,«ero un bambino di otto anni, ma ho un ricordo molto netto di quello che accadde allora. Ricordo ad esempio di come la gioia può essere esplosiva e coinvolgere tutti quanti. La gente allora scese in strada per abbracciarsi e non per lanciarsi pietre». Giallini, infine, ricorda come abbia seguito quei mondiali, a diciannove anni, in un'autorimessa vuota insieme a un quarantina di persone. Dalla platea nessun commento sulla debacle degli azzurri di Mancini martedì con la Germania. Solo Antognoni sottolinea: «La Nazionale va sempre sostenuta. È sperimentale e va comunque difesa».