Sara Serraiocco:  «Bello essere a casa, qui la vita è più vera» 

Momento d’oro per la giovane pescarese: una bimba e due film in sala con i registi di culto Virzì e Amelio

PESCARA. «Sono veramente contenta, tornare nella mia terra è sempre bello, vedo la gioia dei miei genitori per i miei successi professionali, rivedo volti di persone che conosco fin da piccola». Sara Serraiocco, bella e brava attrice nata a Pescara e cresciuta a Francavilla al Mare, classe 1990, da luglio mamma di Maria, risponde al telefono dalla sua casa romana. Pluripremiato talento molto amato e richiesto dal cinema d’autore, Sara è in sala in queste settimane con due film tra i più attesi della stagione, entrambi presentati alla 79ª Mostra di Venezia, dove Serraioco ha illuminato il red carpet: Siccità di Paolo Virzì, in cui è Giulia, volitiva infermiera ospedaliera dalla vita privata disastrata che di fronte all’emergenza resta al lavoro nonostante la gravidanza avanzata, e Il signore delle formiche di Gianni Amelio, dove è Graziella, un’emancipata ragazza degli anni Sessanta impegnata nelle prime battaglie per i diritti civili.
Anche Sara Serraiocco sarà presente in sala col regista livornese, domani, per la proiezione del film all’Arca. Un ritorno per chi dalla comfort zone della provincia e della famiglia ha avuto la forza di staccarsi oltre dieci anni fa per seguire il proprio sogno. «Della provincia ti porti dentro un modo di vivere differente, le relazioni sono più strette, ci si aiuta di più, vivi le amicizie in modo diverso dalla grande città, le piccole distanze aiutano a coltivare affetti e amicizie» racconta l’attrice al Centro. «D’altra parte c’è un senso di rivalsa nell’affrontare le cose, in una piccola città le occasioni di lavoro devi andare a cercartele».
Il 2022 per lei è un anno di svolta personale e professionale, con la nascita della sua bambina e l’uscita di due film notevoli. Con che sensazioni vive questi grossi cambiamenti?
È un periodo impegnativo ma sono felice, un figlio ti dà una gioia immensa, e anche la forza di concentrarti sul lavoro. Questo è un momento di rinascita anche per il cinema dopo il periodo buio del Covid, che ha tenuto le persone lontano dalle sale. Ora è bello vedere di nuovo i cinema pieni. I miei genitori mi hanno detto che per il nostro incontro all’Arca è tutto sold out.
Sia in Siccità che in Il signore delle formiche interpreta due donne “normali” dopo tanti personaggi, non tutti, fuori schema. È più difficile interpretare le sfumature di una Giulia o una Graziella anziché la protagonista di In viaggio con Adele, che va in giro in pigiama rosa con orecchie da coniglio, oppure Ballerina, la rapinatrice senza braccia di Brutti e cattivi?
Entrambi i personaggi, Giulia e Graziella, sono portatrici di grande consapevolezza rispetto ad altri personaggi con grandi dissidi interiori. Sono due tipi diversi di lavoro sul personaggio, non saprei dirti esattamente qual è la differenza, però cerco sempre le sfumature nei personaggi che devo interpretare, cerco di capire il loro contesto, i rapporti interpersonali. In Giulia e Graziella c’è una grande forza, che ne fa il punto di riferimento degli altri. In Il signore delle formiche Graziella veste in modo moderno per quegli anni, è impegnata nelle manifestazioni e cerca di coinvolgere il cugino giornalista, Elio Germano, nel campo dei diritti civili perché ha capito che lui è omosessuale. In Siccità, Giulia cerca di costruirsi una famiglia normale, di riscattarsi dal passato, ma viene risucchiata dal male. Non spoileriamo troppo, però (ride).
Il film di Virzì riflette, tra le altre cose, sulla crisi climatica. Che mondo futuro spera per sua figlia?
Sicuramente non le lascerò un mondo pulito, colpa anche dei nostri sprechi. Occorre fare molto per lasciare ai figli un mondo migliore. Noi possiamo contribuire nel nostro piccolo, con la raccolta differenziata, evitando di sprecare l’acqua, ma sono i massimi sistemi a dover prendere le decisioni adeguate. Basti pensare cos'è successo al Nord Stream.
Lei finora aveva lavorato soprattutto, a parte Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi, per giovani registi autori di un cinema di nicchia, fin dall’esordio del 2013 con Salvo di Grassadonia e Piazza. Che esperienza è stata lavorare su un grande set per il film corale di Virzì e per un maestro venerato come Amelio?
Sono state due esperienze bellissime. Paolo riesce a coinvolgere gli attori, a creare personaggi tridimensionali, inoltre ti segue da vicino nella lavorazione. Da tempo desideravo lavorare con lui. Gianni Amelio è un maestro, è stato un onore recitare per lui, ed è stato un onore lavorare con attori di grande calibro come Luigi Lo Cascio e Elio Germano, e con il grande cast di Siccità».
Nell’accettare un film cos’è decisivo per lei? Il regista, la sceneggiatura, il personaggio?
Tutto va di pari passo. Il regista è fondamentale, con la sua visione può anche cambiare nelle riprese una sceneggiatura, che a sua volta deve essere interessante, una base solida, un bel punto di partenza. Ma devi anche trovare interesse nel tuo personaggio, ti deve coinvolgere.
Da ragazza a Francavilla ha studiato danza. Quanto è stata utile questa formazione, oltre al Centro sperimentale di cinematografia a Roma, per il mestiere di attrice?
La danza mi ha forgiato nel carattere. Non la pratico più perché ormai il fisico non regge, ma è stata importante per più ragioni. È un lavoro di gruppo, e questa cosa l’ho ritrovata molto nel cinema. Inoltre mi ha aiutato nello studio dei personaggi, nel linguaggio del corpo, nel muovermi nella scena. Un personaggio timido come la protagonista di La ragazza del mondo non camminerà come Graziella, molto sicura di sé.
I suoi genitori come presero la sua scelta di fare l’attrice?
All’inizio erano un po’ scettici e spaventati, perché questo è un lavoro che non dà certezze. Ma poi si sono ricreduti e ora son miei fan agguerriti.(a.fu)