Carmela Remigio torna alla Scala con l’amato Mozart

27 Gennaio 2010
Nel giro di nove mesi il soprano pescarese Carmela Remigio torna per la terza volta alla Scala. Da sabato prossimo, per sette recite (fino al 14 febbraio) sarà ancora una volta Donna Anna nel «Don Giovanni» di Mozart. Il genio salisburghese, e in particolare il «Don Giovanni», è una sorta di nume tutelare della brillante carriera della cantante abruzzese, scoperta nel 1992 da Luciano Pavarotti nel concorso intitolato al tenorissimo a Philadelphia.
Come se non bastasse l’agenda di Carmela Remigio prevede fino a maggio altri due «Don Giovanni», (ad Ancona dal 19 al 22 marzo con la regia di Pizzi e tra aprile e maggio alla Fenice di Venezia con la regia di Michieletto). La cantante ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.

Torna al «suo» ruolo di donna Anna, dopo qualche esperienza in donna Elvira (a Macerata la scorsa estate). Quale preferisce e perché?
«Per me è così difficile esprimere una preferenza. Se potessi canterei anche il ruolo di Leporello. A parte gli scherzi, donna Anna ha sicuramente una scrittura musicale più interessante, accenti di furore nella prima aria, musica squisitamente sensuale nella seconda, ma Elvira dà enorme possibilità nell’interpretazione teatrale, ha recitativi bellissimi. Il carattere è più passionale, meno controllato».

E’ un Don Giovanni internazionale (nei ruoli del titolo, del Commendatore e di don Ottavio ci sono cantanti stranieri). Quali opportunità e quali difficoltà?
«Anche Zerlina, pur avendo un cognome italiano è in realtà argentina. Guardi, quando si fa arte si dimenticano le differenze, l’unico linguaggio è la musica».

Il direttore è Louis Langrée mentre la regia e le scene sono affidate a Peter Mussbach. Come si è trovata a cantare con questi due artisti?
«La direzione musicale ha scelto un’interpretazione spinta su una lettura più baroccheggiante, per accenti e colori. La regia invece è minimalista ma molto extreme nell’espressione dei sentimenti dei vari personaggi».

Mozart è sempre nel suo cuore, ma quale autore le piacerebbe affrontare di più?
«Sicuramente Händel e poi tutto il Settecento napoletano. Naturalmente non dimenticando il belcanto di Rossini, Donizetti e Bellini».

Lei torna alla Scala dopo pochi mesi ma è già la terza volta nel giro di un anno (dall’aprile scorso quando indusse il Teatro a devolvere in beneficenza all’Aquila l’incasso della prima serata, coincidente con il drammatico terremoto). Cos’è una sorta di «adozione» nei suoi confronti da parte del teatro più importante del mondo?
«Ne sarei lusingata ma è stato un caso. Per me che sono italiana, la Scala resta il teatro più bello del mondo, un sogno realizzato nella mia vita».

Disciplina, disciplina e disciplina. Cantare l’opera richiede una preparazione da atleta.
«Certo! Poi, in uno spettacolo così dinamico come questo Don Giovanni dobbiamo essere in forma anche fisica. Tanto studio musicale-vocale e rigore nello stile di vita sono i segreti. La nostra non è sicuramente una vita di eccessi, al contrario, è quasi monastica».
Con Carmela Remigio nel ruolo di donna Anna (in tutte le recite) ci saranno Erwin Schrott e Peter Mattei in quello di don Giovanni; Georg Zeppenfeld e Roman Polisadov, Commendatore; Juan Francisco Gatell Abre, don Ottavio; Emma Bell, donna Elvira; Alex Esposito e Nicola Ulivieri, Leporello; Veronica Cangemi, Zerlina; Mirco Palazzi, Masetto. Louis Langrée, direttore; Peter Mussbach, regia e scene.