Sinner, resto tuo grande tifoso: non sei un bad boy

Avresti potuto rispondere alla convocazione in nazionale. Me ne dispiaccio, ma ti perdono
Caro Jannik, puoi anche sforzarti di assumere atteggiamenti (inconsapevoli) da bad boy, ma con me non ci riesci. È come se indossassi una maschera che alla fine ti si sfila. Cosa resta davanti agli occhi?
Quel ragazzino che a inizio carriera incordava le racchette da solo con un aggeggio acquistato su internet per risparmiare. Memore degli insegnamenti di una famiglia abituata a faticare e che ancora oggi vive (o quasi) di lavoro sulle Dolomiti. Oppure quel ragazzo che difende con l’ombrello dalla pioggia la giovanissima raccattapalle a Indian Wells, che dispensa garbo e gentilezza ovunque vada.
Sono sincero, al posto tuo uno sforzo per la maglia azzurra in coppa Davis lo avrei fatto, anche se conosco le dinamiche di questo sport. E poi ci sono rimasto male quando hai mancato l’appuntamento con un galantuomo supertifoso come il presidente Sergio Mattarella per goderti un giorno in più sugli sci.
Infine (e chiudo qui, giuro), ha stonato la tua partecipazione al tennis super ricco degli emiri per poi evitare la Davis in casa nostra.
Capisco che il riposo serve per essere competitivi negli Slam, ma c’è un limite. Poi, però, siccome tengo gli occhi incollati allo schermo per ammirare ogni tuo colpo, quel disappunto lo inserisco nel computo generale delle cose belle e meno belle che muovono ogni tuo passo nell’attività professionistica e nella vita di tutti i giorni. E allora scelgo il buono che è in te perché sei un buono naturale.
Per questo mi dispiaccio, ma ti perdono. Ora e sempre forza Jannik.
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