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7 dicembre

7 Dicembre 2025

Oggi, ma nel 2000, a Torino, si spegneva, a 64 anni, per complicazioni causate dall’incidente stradale avvenuto il 4 agosto 1998 in corso Carlo e Nello Rosselli, il cantautore e musicologo Michele Luciano Straniero, già anima dei Cantacronache, del Folkclub e del Nuovo canzoniere italiano, considerato tra i padri della cultura musicale popolare tricolore del ‘900. Era stato investito attraversando la strada. Di lui il semiologo Umberto Eco, che lo riteneva più un intellettuale prestato alla musica che un musicista con velleità intellettuali, aveva sottolineato in varie occasioni che, pur non essendo diventato famoso come Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini, se Straniero non fosse intervenuto la storia del cantautorato del Belpaese sarebbe stata decisamente diversa e sicuramente più misera.

L’esperienza torinese dei già menzionati Cantacronache, dal 1958 al 1962, soprattutto con Sergio Liberovici, Margherita Galante Garrone “Margot”, Fausto Amodei (nella foto, particolare, insieme in una rara immagine tratta dall’articolo di Chiara Ferrari, intitolato “Michele Luciano Straniero, poesia e voce della protesta. Dalle lotte del Novecento al futuro”, rilasciato dal sito “Patria indipendente”, dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, il 18 febbraio 2024), aveva segnato la svolta nel panorama dell’impegno sociale attraverso parole e note. In controtendenza rispetto al mondo della canzonetta di consumo che intonava, senza troppo spessore, amore, moralismo, baci e ricordi dolci. E ancor più in contrapposizione all’industria discografica che promuoveva il Festival di Sanremo.

Lo slogan era: “Evadere dall’evasione”. Avevano preso parte a quell’esperienza, come autori di testi, letterati di peso come Gianni Rodari, come il già citato Eco, come Italo Calvino. Pur essendo nato a Milano era arrivato all’ombra della Mole Antonelliana in età prescolare ed era stato allievo dei salesiani di San Giovanni Bosco e militante dell’Azione cattolica. Era stato, tra l’altro, anche studioso della storia delle religioni. Aveva perso il padre Pasquale, capitano di fanteria del regio esercito durante la seconda guerra mondiale. Era stato molto legato alla madre, Margherita Panno, che testava gli abiti per la principessa/regina Maria Josè di Savoia. Era celibe e senza figli. Ma anche al fratello minore Giorgio, psicologo, allievo di Luigi Pareyson, insegnante di Filosofia teoretica alla Cattolica, a Milano, per 30 anni consulente dell’emittente di Stato per i programmi culturali, che morirà il 28 dicembre 2012 a 72 anni.

Importanti nel percorso artistico di Michele Straniero erano state anche le collaborazioni con Giovanna Marini, con Con Danilo Dolci, con Ernesto De Martino. Formativo aveva ritenuto il periodo di lavoro nella sede di via dell’Arsenale della Rai con Gianni Vattimo, con Furio Colombo e appunto con Eco. Come l’attività giornalistica, iniziata nella redazione del capoluogo piemontese del quotidiano comunista “l’Unità” e poi proseguita scrivendo per il giornale torinese per antonomasia, “La Stampa”. Il suo disco di più ampia diffusione era stato “La Madonna della Fiat”. Era stato pubblicato dall’etichetta meneghina Divergo di Mario De Luigi e Sergio Lodi, nel 1979. Il titolo prendeva spunto, in modo critico, dalla statua mariana, in realtà Vergine dei lavoratori, inaugurata il 27 marzo 1960 dalle maestranze della fabbrica di automobili della famigli Agnelli recatisi in primo pellegrinaggio a Lourdes. Era stata eretta sul piazzale del Monte dei cappuccini ed era stata realizzata dallo scultore Giovanni Cantono di Ronco Biellese.