Casalbordino, un'altra bocciatura al bilancio

1 Luglio 2010

Bello (Pd) non ha più la maggioranza, si va verso il voto anticipato

CASALBORDINO. Otto favorevoli e otto contrari. Se fosse stata una partita di calcio sarebbe finita in pareggio. Si tratta, invece, del consiglio comunale che, per la seconda volta, ha bocciato il bilancio di previsione 2010 determinando così la fine dell'amministrazione di centrosinistra del sindaco Remo Bello (Pd).

L'epilogo naturale, a questo punto, è il ritorno alle urne con due anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale del voto, anche se il prefetto Vincenzo Greco potrebbe concedere altri venti giorni di tempo per convocare nuovamente l'assise civica e approvare il documento contabile, ma servirebbe solo a prolungare la lenta agonia perchè il primo cittadino non ha più i numeri per governare.

«E' il colpo mortale inferto a questa amministrazione da alcuni consiglieri che hanno dimostrato di essere irresponsabili e di non avere a cuore l'interesse del paese», è l'amaro sfogo del sindaco che si dice "indignato" per quello che è successo in aula.

Contro il bilancio di previsione hanno votato i soliti "detrattori" della maggioranza (l'ex segretario del Pd, Giuliano Di Rito, Luca Romano, Sara Bernardo e Giuseppe Scafetta) e i consiglieri del centrodestra, fatta eccezione per Maria Celano assente per un lutto familiare. Il documento contabile è stato bocciato la prima volta ad aprile. In quella circostanza erano stati otto i voti favorevoli e nove quelli contrari. Per l'opposizione di centrodestra «Bello deve ora prendere atto che non ha più la maggioranza e che è inevitabile il ritorno alle urne».

La notizia è subito rimbalzata a Vasto scatenando commenti e reazioni. «Il fallimento politico-amministrativo che si è registrato in queste ore a Casalbordino, dopo tre anni di impasse, si associa ad altri fallimenti politico-amministrativi che investono il territorio del Vastese», è l'analisi di Davide D'Alessandro, coordinatore di Alleanza per Vasto, il quale riconduce la crisi amministrativa alla scelta del candidato sindaco. «Fu imposto dall'alto», ricorda D'Alessandro, «le contrapposizioni tra Bello e Di Rito, invece di essere spente dalle primarie, si acuirono. Ora è doveroso tornare al voto».

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