La sentenza: niente sesso nel night club di Francavilla

8 Luglio 2014

Caso Taix, crollano le accuse contro il teatino Di Renzo e altri 5. E l’onorevole Dell’Elce scagiona il poliziotto

CHIETI. Non era la sagrestia di una parrocchia ma neppure un casino. Niente sesso a pagamento nel night club di Francavilla, assolti con formula piena il titolare e gli altri imputati. La testimone d’accusa, una giovane e avvenente ballerina russa, non ha retto. Faceva sesso, ma non all’interno del Taix, e si teneva i soldi. Tra i testi dell’ultim’ora, sfilati ieri a Chieti, c’era anche un ex vip della politica abruzzese: Giovanni Dell’Elce, ex leader di Forza Italia, ora avvocato a Milano, che ha scagionato un poliziotto della sua scorta accusato di peculato per l’uso improprio dell’auto di servizio con il lampeggiante. Il processo vedeva 5 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’induzione e favoreggiamento della prostituzione. Sul banco degli imputati i gestori ed i factotum dei locali notturni Taix di Francavilla e l’ex Angelo Azzurro di Roseto, cioè Francesco Rocco Di Renzo, 65 anni di Chieti, difeso dall’avvocato Italo Colaneri, e personaggio conosciuto sia dal popolo dei night sia come ex carrozziere; Simka Jiri, 61 anni di Praga ma residente a Francavilla e direttore del bar; Carmine Torino, 47 anni di Vasto, conosciuto nell’ambiente come Schitto; Beatrice Hermozilla Graciela, di 57 anni e Javier Vigo Enrique, di 37, residenti a Silvi, gli ultimi due gestore e barista dell’ex Angelo Azzurro ma con a capo sempre Di Renzo. Tra gli imputati anche il poliziotto romano, Michele Ercoletti, di 42 anni, assistito dall’avvocato Eugenio Pini e che per la procura andava al night con la macchina di servizio e il lampeggiante acceso.

L’accusa parlava di 270 euro a serata, 15 euro ogni 20 minuti trascorsi con la ballerina. E l’inchiesta era partita dalla procura distrettuale antimafia per il reato di tratta di schiave. Reato poi non dimostrato. Il fascicolo passò così alla procura di Chieti secondo la quale c’era un procacciatore di entraineuse che partivano dai loro paesi di origine, Est europeo, già con un debito di 1.800 euro. Venivano assunte dai gestori del Taix e dell’ex Angelo Azzurro. E nei locali dovevano adescare clienti, che bevessero molto, e spendessero 15 euro ogni venti minuti. Il loro stipendio era di 1.800 euro. Ma la teste chiave non ha retto al processo, anzi si è scoperto che proprio lei, che affermava queste ed altre pesanti accuse, era rimasta a lavorare al Taix dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di lavoro ed aveva presentato la denuncia prima di un secondo permesso che peraltro le venne concesso. Arriviamo infine al teste dell’Elce che ha scagionato il poliziotto riferendo in aula che in quel periodo (2006) gli faceva da scorta, dopo aver subito una pesante minaccia, e che quel giorno l’aveva accompagnato con auto e lampeggiante da Roma a Pescara. Così alla pm, Marika Ponziani, che aveva chiesto 6 anni e 5mila euro di multa per Di Renzo; 4 anni e 3mila di multa per gli altri e, comunque, il non luogo a procedere per il poliziotto, trattandosi di peculato d’uso prescritto, il tribunale, presieduto dal giudice Camillo Romandini, ha risposto con un’assoluzione collettiva con formula piena.