Parto sbagliato, medici condannati

Devono pagare 1,5 milioni di euro insieme all'ex manager Asl
CHIETI. Oltre un milione di euro da Asl e tre medici dell'ospedale cittadino per risarcire le «gravi lesioni» provocate a un bambino durante la fase del parto. La difesa però annuncia il ricorso in appello per chiedere «un risarcimento equo». La sentenza della causa civile, partita nel 2004, arriva dopo 12 anni dalla nascita del bambino. Un caso umano doloroso, prima che giuridico, dal momento che Paolo (il nome è di fantasia), a causa del suo handicap, dipende totalmente dalle cure e dall'amore dei suoi genitori.
In base alla sentenza emessa il 10 agosto del 2010 dal giudice Lucio Luciotti a pagare l'ingente somma di denaro ai genitori del bambino, complessivamente un milione 480mila 347 euro saranno la Asl di Lanciano-Vasto-Chieti nella persona di L. C.; U. B.; e gli specialisti in ginecologia M. M. e F. F. In un primo momento era stata chiamata in causa da uno dei due medici anche Assitalia, compagnia assicurativa in seguito estromessa dal procedimento civile.
I fatti risalgono al 7 gennaio del 1998 quando Paolo è venuto alla luce nell'ospedale teatino. Un parto naturale anche se prematuro come dichiarato dai medici coinvolti nella vicenda giudiziaria, che ha segnato profondamente la salute del piccolo, nato dopo sette mesi di gestazione e condannato a una tetraparesi di tipo spastico. I primi problemi si sono manifestati poco dopo la nascita tanto da costringere il bambino a cure intensive nel reparto di neonatologia dell'ospedale teatino per una grave insufficienza respiratoria.
Gli accusati avevano chiesto il rigetto della domanda di risarcimento dichiarando che non vi era alcuna relazione tra le gravi lesioni riportate dal neonato e il comportamento dei sanitari durante le fasi del parto e quindi «l'insussistenza» di qualsiasi responsabilità da parte di Asl e suoi dipendenti. Per i medici, dunque, il problema di salute di Paolo sarebbe dipeso solo «dalla grave immaturità polmonare» del bimbo». In effetti esattamente 32 giorni prima della nascita del piccolo la mamma venne ricoverata in ospedale per minacce di parto prematuro. Un problema molto grave risolto tempestivamente dai medici che riuscirono a prolungare il periodo di gestazione fino allo scadere del settimo mese di gravidanza. Elementi che evidentemente non hanno giocato a favore degli accusati. Tanto che l'avvocato difensore della Asl Giovanni Mangia ha deciso il ricorso in appello. «Stiamo valutando il da fare» annuncia Mangia «a giudizio della Azienda sanitaria locale la cifra di risarcimento stabilita è troppo alta. Per questo ne chiederemo la rimodulazione». La mamma di Paolo non la pensa così. «I danni causati a mio figlio sono enormi» replica con fermezza «nessuna somma potrà ridare la salute e una vita normale a mio figlio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

