L'Aquila, costruttore indagato per il pestaggio del geometra

D’Alessandro accusato di essere il mandante della rapina nella villa di Cafaggi che sbotta: "Mi hanno rovinato la vita"
L’AQUILA. La Procura della Repubblica inguaia il costruttore di Coppito Walter D’Alessandro e lo individua come mandante del pestaggio del geometra comunale Carlo Cafaggi rapinato in casa mentre era con la famiglia, una sorta di “Arancia meccanica” aquilana.
Il pm David Mancini, per quel fatto avvenuto il 18 settembre di due anni fa, ha chiuso le indagini a suo carico contestando il reato di rapina e sequestro di persona anche a carico di Arjian e David Gjni di 29 e 24 anni residenti a Teramo; Edmond Ginai di 35 anni, residente a Villa Vomano (Teramo) ed infine Valentin Druga di 35 anni. Secondo l’accusa gli indagati entrarono di notte nella villa a Monticchio rubando orologi Rolexe preziosi. Il funzionario fu legato e imbavagliato con un nastro e preso a pugni. Tutto avvenne alla presenza della moglie e dei figli che rimasero terrorizzati. I malviventi avevano malmenato il geometra comunale «perché si era rifiutato di indicare dove erano custoditi gli altri oggetti preziosi». Cafaggi prese tante di quelle botte che chi lo soccorse, che pure lo conosceva di vista, non lo riconobbe immediatamente. E in ospedale gli dettero una prognosi di almeno sei mesi.
Questa la testimonianza fatta dalla moglie di Cafaggi il giorno dopo l’aggressione. «Erano da poco passate le 21, avevamo finito di cenare. Tutti e quattro insieme. Mio figlio è andato verso il soggiorno. Ho sentito un forte botto, come se fosse caduto per terra e sono corsa a vedere cosa era successo». È in quel momento che si scatena l'inferno.Un uomo con una tuta da lavoro e un passamontagna entrato dalla piccola finestra laterale aperta a vasistas, nel giro di un pugno di secondi spalanca la grossa porta d'ingresso in legno ai suoi tre complici: «Tutti indossavano lo stesso tipo di tuta e avevano il volto coperto».
Inizialmente si pensò che il pestaggio fosse stato causato da qualche fatto collegato alla ricostruzione come, ad esempio, il lodevole diniego del funzionario a una richiesta illecita fatta dai sospettati che poi si sarebbero rivalsi e vendicati in quella maniera brutale.
Poi le indagini presero un’altra direzione. Il nome di D’Alessandro, per la verità, era risuonato più volte nel corso delle indagini.
«Non avrei mai immaginato che si potesse trattare di lui», ha detto Cafaggi al sito Abruzzoweb, «lo conosco perché frequentava i nostri uffici e ci siamo sempre salutati ma non abbiamo mai avuto alcun rapporto diretto. Mi hanno rovinato la vita» alludendo anche alle sofferenze inferte alla moglie e soprattutto ai figli.
Nelle prossime settimane gli indagati hanno la possibilità di farsi ascoltare dal pm Mancini per esibire controdeduzioni e cercare di fargli cambiare parere. Evento che, allo stato degli atti, sembra essere perlomeno improbabile.
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