Martelli, scatta il picchetto degli operai

20 Febbraio 2013

Ancarano, la protesta davanti a Confindustria: i lavoratori temono che la lavanderia più grande d’Abruzzo chiuda

IANCARANO

Forte preoccupazione fra i lavoratori della lavanderia industriale Martelli di Ancarano. Le maestranze temono che il gruppo internazionale proprietario dell’azienda possa decidere di chiuderla per delocalizzare l’attività all’estero. Il gruppo ha infatti già lavanderie, oltre che in Italia, anche in Romania e Turchia. I 120 operai sono da tempo in contratto di solidarietà, cioè lavorano a orario ridotto per evitare ulteriori licenziamenti. E sono preoccupati in quanto ormai da tempo la Martelli non ha rifornito le scorte di sale, elemento basilare per mandare avanti l’attività. Non solo: ultimamente molte delle lavorazioni che venivano svolte nello stabilimento di Ancarano sono state spostare nelle altre sedi in Italia e all’estero.

Per chiarire definitivamente quali sono le intenzioni della proprietà - visto che finora si tratta solo di sospetti, non basati su alcuna certezza - oggi pomeriggio alle 15 si terrà un incontro nella sede di Confindustria Teramo. L’incontro è stato richiesto dai sindacati, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilta Uil, appunto per capire quali siano i progetti per il sito di Ancarano. I timori che la Martelli possa chiudere sono forti, tanto che contemporaneamente, sotto alla sede di Sant’Atto dell’Unione degli industriali si svolgerà un presidio di lavoratori che così vogliono esplicitare la propria attenzione sulla vicenda.

La Martelli è una lavanderia industriale fra le più grandi d’Italia, anche se dal 2005 ad oggi ha ridotto i propri dipendenti da 225 a 120. La “cura dimagrante” è avvenuta progressivamente, nel corso degli anni. Ad esempio nel 2005 furono messi 27 lavoratori in mobilità, 15 nel 2007. Dopo il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, la decisione di avviare un contratto di solidarietà: ormai sono quasi due anni, a novembre scorso c’è stato il secondo rinnovo ed è ancora in corso.

Indubbiamente la lavanderia industriale sconta la forte crisi internazionale e quella del settore tessile-abbigliamento in particolare, da qui la necessità di ridurre il costo del lavoro. Forse anche per questo i forti timori di lavoratori e sindacati, che hanno sentito la necessità di chiedere un incontro all’azienda.

La lavanderia industriale di Ancarano ha dovuto risolvere anche un grosso problema legato alla posizione dello stabilimento industriale. Nel 2010 la piena del fiume Tronto erose parte della sponda destra, proprio in corrispondenza del depuratore dell’impresa e la Martelli è corsa ai ripari, senza alcun aiuto delle istituzioni, ha posato massi sull’argine, in modo da rinforzarlo. Gli interventi si sono susseguiti nel tempo e la Martelli ha speso di tasca propria per garantire l’integrità dello stabilimento - in particolare di un depuratore - quasi 200mila euro.©RIPRODUZIONE RISERVATA