Altri edifici a rischio crollo 

Dalle carte spunta il caso della chiesa di Tione: un milione di lavori senza agibilità

L’AQUILA. Non c’è solo il teatro comunale tra gli edifici a rischio crollo. C’è una chiesa restaurata con un milione di euro eppure senza agibilità. E se il problema è il campanile, come dicono gli stessi tecnici e i funzionari-controllori, ci mettemo quattro fasce e via.
QUATTRO FASCE. Le intercettazioni telefoniche finite agli atti dell’inchiesta che ha portato a dieci arresti e 5 interdizioni dall’attività professionale, nell’ambito di una più ampia attività di indagine su tangenti e appalti nella ricostruzione pubblica, riservano ogni giorno una nuova sorpresa. E così, dopo il caso del teatro comunale coi lavori iniziati senza perizia geologica né verifica sismica, ecco spuntare altri cantieri gestiti più o meno allo stesso modo. Le cimici nell’ufficio Gare e appalti del segretariato per i Beni culturali hanno svelato un altro caso spinoso. La chiesa di Tione degli Abruzzi restaurata con un milione di euro, ma non riaperta. Ne parlano, in una conversazione che risale all’8 giugno dell’anno scorso, l’architetto Berardino Di Vincenzo e il responsabile unico del procedimento Lionello Piccinini, geometra e dipendente Mibact. Di Vincenzo evidenzia, come annota il gip, che «per quanto riguardava la chiesa di Tione si era verificato il dato oggettivo che, malgrado loro stessero facendo i lavori, non avrebbero riaperto la chiesa al pubblico». Piccinini, a quel punto, rispondeva «cercando di dissimulare la realtà dei fatti chiedendo in maniera ingenua il motivo per il quale la chiesa non avrebbe potuto essere riaperta. Di Vincenzo: «La questione di Tione là...no...». Piccinini: «Ci hai parlato?». Di Vincenzo: «Ho parlato con lui...m’ha detto dice che è stato già rifatto il tetto...praticamente il direttore dei lavori si è montato là...». Piccinini: «Sì, ha fatto un c... di casino...». Di Vincenzo: «Ma il problema qual è là? Noi che stiamo a fare un lavoro...e non riapriamo la chiesa...». Piccinini: «Come, dentro la possiamo riapri’...perché non la possiamo riapri’...finito il consolidamento...non facciamo quei lavori che avevamo previsto dentro? Per rifare gli intonaci...’ste cose...». In un’altra telefonata si scopre il nocciolo della questione. «Il problema», scrive il gip a pagina 41 dell’ordinanza, «era la staticità del campanile, che avrebbe potuto comportare l’inagibilità della chiesa malgrado si fossero spesi soldi per un milione di euro».
NON SE PO’ FA’ NIENTE? Di Vincenzo: «Ma dico, l’apertura della chiesa... una messa in sicurezza provvisionale del campanile, non se po’ fa’ niente?». Piccinini: «Tu pensi crei problemi... che il campanile staticamente...». Di Vincenzo: «Io non lo so questo... non lo conosco il problema...». Piccinini: «Se vuoi faccio fa’ da quello che c’ha fatto la parte statica... gli faccio fa’ una valutazione del danno...». Di Vincenzo: «Cioè mo’... raccontando... perché qua stanno facendo un po’ di storie... si sta creando il caso praticamente...». Piccinini: «Ma poi è politico più che altro...». Di Vincenzo: «Eh, sì, si sta creando il caso sul fatto che... dice abbiamo fatto i lavori... spendiamo un milione e la chiesa è inagibile...». Piccinini: «No vabbè, mo’ cerchiamo di evitare...».
FORTI PRESSIONI Il 9 giugno i due continuano il discorso. Di Vincenzo ha comunicato infatti a Piccinini che vi erano «forti pressioni per la chiesa di Santa Maria del Ponte e che il caso stava crescendo in quanto nella programmazione avevano dato la priorità alla ristrutturazione della chiesa fuori le mura del paese di Tione senza peraltro restituirla agibile», annota il gip. I due giungono alla conclusione che «avrebbero restituito la chiesa facendola passare per agibile. La chiesa sarebbe stata restituita, mentre il campanile sarebbe rimasto sorretto dalle opere provvisionali post-terremoto 2009, arrivando ad affermare testualmente: “alla fine che può crolla’? ju campanile? facciamo fa’ ’na verifica al campanile, ci mettemo quattro fasce...”».
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