Ritorno al lavoro di Liris, c’è il dietrofront dell’Asl 

L’azienda revoca il provvedimento che interrompe l’aspettativa dell’assessore Per lui una collaborazione da volontario dopo le rimostranze del centrosinistra

L’AQUILA. Dietrofront dell’Asl sul caso-Liris. L’azienda ha revocato il provvedimento mediante il quale era stato rimesso in sella, nel suo ruolo di medico, l’assessore regionale Guido Quintino Liris. Il quale, in rapida successione, prima aveva annunciato il suo ritorno in corsia, poi, dopo le rimostranze del centrosinistra sull’incompatibilità (la legge prevede l’aspettativa per gli eletti) aveva rinunciato al compenso, seppur parziale, che si sarebbe apprestato a ricevere. E infine avrebbe avuto un ulteriore ripensamento, annunciando l’adesione volontaristica alla sua collaborazione in ospedale per il periodo dell’emergenza coronavirus. Insomma, un pasticcio.
IL CASO. E così la vicenda, dal semplice dibattito politico tra parti contrapposte, diventa un caso per il centrodestra regionale, nel momento in cui le attenzioni di tutti sono concentrate sulla gestione dell’emergenza coronavirus con gli ospedali sotto pressione. La presenza fisica, per alcuni presenzialismo, di Liris in ospedale fin dai primi momenti successivi all’emergenza aveva suscitato diverse perplessità, e non soltanto dalla parte politica avversa. Anche nel centrodestra, all’Aquila come altrove, non tutti hanno visto di buon occhio il doppio ruolo.
LA DIFESA DI LIRIS. Ironia della sorte, proprio nella giornata di ieri l’assessore regionale aquilano era intervenuto con una lunga nota per spiegare il senso del suo ritorno in ospedale. «Il mio incarico all’Asl è completamente gratuito», ha scritto. «Torno a fare il lavoro che amo per dare una mano in questa pandemia, ma il mio impegno in Regione non è mai venuto meno e mai lo sarà. Non avrei immaginato che un atto di generosità e di disponibilità, in un momento di così tragica emergenza, che mi ha visto finora in silenzio in prima linea, avesse bisogno di spiegazioni e di pubblicità, e che navigati esponenti politici si potessero avventurare nel parlare, senza avere le carte in mano. In tal senso, ritengo che una richiesta di accesso agli atti sarebbe stata opportuna: è apprezzabile la posizione del consigliere regionale del Pd, Silvio Paolucci che, invece, sul punto è stato molto più prudente. Siamo di fronte a una “pandemia”. Sono un epidemiologo, c’è molto da fare e ho pensato di rendermi utile».
«FALSITÀ». Quindi Liris è passato a smentire le “falsità”. «Sulla sovrapposizione di incarico e stipendi, nell’ipotesi di un mio impegno part-time nell’Asl, avrei perso buona parte dell’indennità che ora percepisco da assessore. A fine mese avrei percepito molto meno, ma lo avrei fatto volentieri per una giusta causa. Nessuno sa, però, che per evitare dispute giuridiche che avrebbero sottratto tempo prezioso, tanto all’Azienda quanto alla Regione (pur avendo pareri di giuristi molto qualificati che escludono qualsiasi forma di incompatibilità) ho formalizzato, ben prima dell’inizio delle sinistre polemiche, una dichiarazione con cui garantisco la gratuità delle mie prestazioni professionali. Inoltre, non lo faccio per acquisire ruoli nell’Asl. L’ospedale è la mia casa». (cr.aq)