Aborto e perdono, i preti abruzzesi e la svolta di Bergoglio: "Resta un peccato grave"

Entusiasmo e cautela. Emergono dall’indagine del Centro tra i sacerdoti e i religiosi abruzzesi Esortati dal Papa ad assolvere. «Per le donne è un peso grande, servono anni per confessarlo»

PESCARA. C’è chi è entusiasta della lettera del Papa. E non ne fa mistero: «Dio perdona, e il prete nel confessionale rappresenta la misericordia di Dio». E chi, invece, accoglie il nuovo corso con prudenza: «La dottrina non cambia di una virgola, il peccato resta gravissimo». All’indomani della svolta di Francesco sull’aborto, Il Centro ha raccolto la voce dei parroci e dei religiosi abruzzesi. Ecco cosa è emerso dalla nostra indagine sul campo.

Amore divino. «Sono contentissimo, penso che il Papa stia cavalcando sempre più la prospettiva evangelica che è quella di Gesù, dove l’amore non va meritato, ma è gratuito, va semplicemente accolto». . Don Cristiano Marcucci, responsabile della Pastorale della famiglia della diocesi di Pescara e del consultorio familiare della diocesi, di storie di donne legate al disagio sociale, alla separazione e ai problemi genitoriali ne raccoglie tante, tutti i giorni. «Giustamente il Papa ha dato possibilità non solo per l’anno della Misericordia, ma sempre, di non permettere che l’errore umano sia più grande dell’amore di Dio, perché è impossibile. Proprio l’altro giorno ho confessato una donna che ha abortito due volte. Si è liberata di questo peso dopo vent’anni, ed è la dimostrazione che solo l’amore salva, non il giudizio o la morale. La mia esperienza», conclude il sacerdote famoso per aver incitato dall’altare la squadra del Pescara alla vigilia della promozione, la scorsa estate, «mi fa dire che siamo noi, spesso, a non perdonarci. Ci condanniamo e ci svalutiamo molto bene. Ma Dio perdona, e il prete nel confessionale rappresenta la misericordia di Dio».

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Peccato e tragedia. «L’esperienza dell’aborto ti segna la vita. Anche quando l’hai confessato, il rimorso non te lo togli facilmente, perché è un peccato contro la vita, e a maggior ragione la donna, che è portatrice della vita, lo sente come una tragedia». Anche Don Vincenzo Amadio, fino all’anno scorso vicario dell’arcivescovo di Pescara Tommaso Valentinetti, la questione la conosce bene, perché dopo 50 anni e passa di sacerdozio ne ha assolte tante di donne: «Finora l’aborto era un peccato riservato all’ordinario diocesano, solo al vescovo e al vicario, anche se nel periodo di quaresima alcuni vescovi davano la facoltà anche ai sacerdoti». E proprio per questa lunga esperienza di ascolto dice: «La cosa che accomuna tutte le donne è il peso che non riescono a togliersi. Arrivano a confessarlo dopo venti, trent’anni. L’innovazione è qui, come Gesù che perdona l’adultero ma gli dice, non peccare più».

Misericordia infinita. Don Claudio Tracanna, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi e parroco di Pizzoli commenta: «Il Papa, con la decisione di estendere a tutti i sacerdoti, in modo permanente, la facoltà di assolvere dal peccato di aborto, ha voluto mettere ancor più in rilievo la misericordia infinita di Dio. Misericordia che non può essere mai limitata anche da uno dei peccati più gravi come la soppressione di una vita umana innocente. Non si tratta di sminuire la serietà del peccato di aborto ma di annunciare, a chi è davvero pentito dopo averlo commesso e a chi cerca il perdono di Dio, che Lui è più grande di ogni peccato e anche di questo».

Vero pentimento. «Nella lettera di Papa Francesco non c’è la liberalizzazione dell’aborto, considerato sempre un crimine, un peccato grave», puntualizzano don Nicolas Gadesseh, parroco di Mozzagrogna (Lanciano) e padre Luciano Milantoni, della parrocchia di Sant’Antonio, a Lanciano, «ma l’apertura al perdono e all’assoluzione che può essere impartita, se c’è vero pentimento, da tutti i sacerdoti. E non è una novità». In passato «mi è capitato di confessare donne che avevano abortito», continua padre Luciano, «per un atto di debolezza. Le ho assolte perché ho sentito il vero pentimento». A Vasto don Gianfranco Travaglini, parroco della cattedrale di San Giuseppe è sicuro: «Niente di nuovo, i sacerdoti potevano già assolvere dal peccato dell’aborto. Continueremo a farlo».

Riflettiamoci su. Nel Teramano, le valutazioni dei parroci restano improntate alla prudenza. A riassumere il pensiero più diffuso nel presbiterio è don Franco Marcacci, parroco di Cavuccio. «Finora abbiamo letto quello che hanno riportato i mass media», osserva, «per cui sarebbe necessario un approfondimento prima di esprimere un giudizio compiuto». Sull’assoluzione del peccato di aborto, don Franco ha comunque un’idea chiara: «Si tratta dell’estensione di una facoltà prevista dal Papa per l’anno giubilare che viene applicata in presenza di un reale pentimento, non è una magia». Il peccato di aborto, però, resta grave. «Questo Papa non finisce mai di stupirci favorevolmente», rimarca il parroco di Cavuccio, «non guarda al diritto canonico ma al cuore delle persone».

Dottrina immutata. Favorevole all’indicazione del Papa don Enzo Pichelli che guida la parrocchia di Colleparco: «La dottrina non cambia di una virgola, il peccato di aborto resta gravissimo, ma in presenza di un pentimento la misericordia di Dio agisce sempre». Insomma, si tratta di un cambiamento più che altro procedurale. «L’aborto è sempre stato assolvibile - conclude - ma era necessario rivolgersi al vescovo». Il punto non è «essere pro o contro», chiarisce don Francesco Sanna, parroco della Madonna della Cona: «Il Papa riparte dal Vangelo di Cristo confermando la dottrina nella vicinanza alla persona». Piena sintonia con i due documenti precedenti del pontefice. «Sono il frutto dell’esperienza di Bergoglio come vescovo di una grande diocesi», afferma don Francesco, «nella quale si riconosce una Chiesa che va verso gli altri, conferma i principi senza giudicare, prendendo atto che il mondo è ferito e la gente disorientata: per questo si chiede cosa può fare per quest’uomo in difficoltà con lo stesso atteggiamento del buon samaritano».

(g.d.m.-s.d.l-e.n.-t.d.r.-p.c.)

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