Calice, rinviato il ritorno a Pescara

L’opera di Ito resta a Pomezia in attesa di una transazione tra il Comune e la Clax

PESCARA. Lo Huge wine glass, più conosciuto come il Calice, resterà almeno per ora a Pomezia. Il futuro dell’opera di Toyo Ito, andata in frantumi dopo appena 64 giorni dal suo arrivo a Pescara il 15 dicembre 2008, è legato a un contenzioso, quello tra il Comune e la Clax Italia, ossia la ditta che ha provveduto alla realizzazione del Calice.

Calice che sarebbe già dovuto tornare a Pescara, in base agli accordi tra l’ente e l’azienda di Pomezia scaduti il 19 marzo scorso. Ma le parti, fanno sapere fonti bene informate, hanno richiesto un po’ di tempo per verificare la possibilità di raggiungere una transazione per chiudere il lungo contenzioso, aperto dal Comune con la speranza di poter ottenere un risarcimento, o la realizzazione di una nuova opera uguale a quella precedente.

Fino a quando andrà avanti la trattativa, il Calice rimarrà a Pomezia. Anche perché il Comune non saprebbe dove metterlo. L’amministrazione Alessandrini non avrebbe ancora individuato un sito idoneo per un’opera che si sta piano piano sbriciolando.

Sta di fatto che il trasferimento della struttura nella cittadina industriale, che si trova a una quarantina di chilometri da Roma, è già costato al Comune 27.500 euro, Iva esclusa, ossia 6.500, per la sistemazione con controllo e rinforzo perimetrale della gabbia metallica; 18.800, per il sollevamento, la rotazione e il posizionamento del Calice, il noleggio di due autogru e il noleggio del mezzo che lo ha trasportato da Pescara a Pomezia; 2.200, per la costruzione di un basamento in acciaio per consentire allo stesso stabilimento di ospitare lo Huge wine glass dal peso di 24 tonnellate. L’opera è stata trasferita il 17 settembre del 2013 e dopo 18 mesi, cioè il 19 marzo scorso, sarebbe dovuta tornare a Pescara. Dove non si sa, quasi certamente non di nuovo in piazza Salotto, perché Toyo Ito, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe disconosciuto la sua opera ormai ridotta a pezzi, facendo presente di non gradire il fatto che possa essere esposta di nuovo in pubblico.(a.ben.)

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