Confiscata la casa della camorra Ora diventerà un alloggio sociale 

Un appartamento in via Isonzo passa nelle mani del Comune, De Martinis: «Segnale per la legalità» L’immobile sarà affidato all’Azienda speciale: servirà per le famiglie che restano senza un tetto

MONTESILVANO. Da appartamento della Camorra a immobile del Comune di Montesilvano destinato a scopi sociali. È stato acquisito ufficialmente al patrimonio dell’ente l’alloggio al primo piano del civico 6 di via Isonzo, in passato appartenuto al componente di un’organizzazione criminale, oggi in carcere, poi occupato abusivamente: ieri mattina è stato consegnato dalla polizia locale di Montesilvano, in rappresentanza dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, al sindaco Ottavio De Martinis. Un iter, quello dell’appartamento del retropineta, iniziato nel 2010 con la prima sentenza di confisca, poi appellata, e con la decisione definitiva presa dai giudici nel 2014. A causa dei lunghi tempi della burocrazia, però, l’appartamento è stato occupato abusivamente da alcune donne e transessuali dedite alla prostituzione che hanno causato non pochi disagi agli altri inquilini dell’edificio e che sono finite quasi tutte in manette prima del Covid per reati vari come rapine, favoreggiamento della prostituzione e resistenza al pubblico ufficiale. Una volta liberato, la polizia locale e i carabinieri hanno forzato la porta per entrare al suo interno, cambiare la serratura e blindarne l’accesso. Nelle scorse settimane, poi, una ditta incaricata dall’ente ha vuotato l’appartamento liberandolo da mobili e suppellettili varie, rimuovendo anche i rifiuti che, da anni, erano rimasti abbandonati al suo interno. Oggi l’appartamento, composto da 4 vani per un totale di circa 60 metri quadrati, è stato dunque consegnato ufficialmente al Comune ed è pronto per passare nella gestione dell’Azienda speciale per essere ristrutturato e poi utilizzato per scopi sociali, probabilmente come casa parcheggio, anche se la sua destinazione non è stata ancora stabilita.
Quello di via Isonzo è l’ultimo dei diversi immobili del camorrista confiscato in città. In passato, infatti, erano già stati acquisiti nel patrimonio del Comune tre appartamenti in via Vestina, un garage e un appartamento in via Agostinone. A questi si aggiungono poi gli alloggi di via L’Aquila, via Mosa, via Lago di Como, via Adige e via Mincio appartenuti sempre a sodalizi criminali e a loro volta confiscati e utilizzati per scopi sociali come case famiglia, sede di associazioni o rifugi per vittime di violenza.
«Ancora una volta l’azione delle nostre forze di polizia ha ridato sicurezza e decoro al nostro territorio», commenta il primo cittadino. «Questo è l’ennesimo segnale importante per ristabilire la legalità in una zona a vocazione turistica. Ci soddisfa il pensiero che dove qualcuno ha portato avanti azioni criminose, noi porteremo avanti attività per chi ha bisogno». Soddisfatti anche il comandante Nicolino Casale e il capitano Nino Carletti della polizia municipale che hanno consegnato le chiavi dell’appartamento al sindaco: «Siamo orgogliosi di questa ennesima azione del comando della polizia locale che nel tempo ha seguito da vicino tutte le questioni e i passaggi burocratici legati all’immobile».