La «Parentopoli» a palazzo dell’Emiciclo

Esposti, lettere anonime e polemiche all’origine dell’inchiesta.

PESCARA. “Parentopoli” sembrava seppellita dal terremoto. E invece a 73 giorni dal 6 aprile, con Berlusconi che corre all’Aquila per calmare la rabbia degli sfollati, arriva inaspettato l’arresto eccellente: Antonio Iovino, dirigente delle risorse umane di una Regione terremotata e anche lui terremotato, sfollato a Tortoreto, dove da ieri è ai domiciliari. Da un anno e mezzo sulle assunzioni clientelari alla Regione indagava la procura dell’Aquila, ma ieri l’accelerazione l’ha data quella di Pescara dietro la spinta di un ultimo esposto. Ultimo di una serie di denunce e lettere anonime su una materia incandescente: l’accesso a un posto di lavoro pubblico in tempi in cui dai posti di lavoro si può soltanto uscire.

Le prime avvisaglie dell’inchiesta nel 2007, in carica il governo Del Turco, quando il Consiglio regionale comincia a discutere su una megainfornata di dipendenti precari. Tra gli scranni dell’Emiciclo si parla ironicamente di «ricongiungimenti familiari», in riferimento a una ventina di assunzioni di giovani Co.co.co e Co.co.pro. con solide parentele politiche o dirigenziali. Operazione partitica bipartisan, che anche il centrodestra ha tentato nel 2005 facendosi bocciare dal governo l’infornata di tutti i portaborse, gli stagisti, il personale dei gruppi politici.

A provvedimento approvato, il fronte politico viene rotto dal consigliere di Forza Italia Giuseppe Tagliente che presenta in aula una mozione contro le assunzioni di 250 precari con modalità che definisce clientelari perché senza selezione pubblica come impone la Finanziaria. Tagliente manda la mozione anche alla procura, assieme all’elenco degli assunti, dichiarando: «Si è trattata di un’infornata di gente fatta senza alcun criterio. E di fronte a una sequenza di un numero eccessivo di coincidenze tra assunzioni e parentele (un’ingiustizia nei confronti di chi è stato escluso da questi giochi) ho deciso di inviare la mia mozione.

Il fatto che stiano indagando è una logica conseguenza». La polizia giudiziaria acquisicce gli atti: la delibera di assunzione e l’elenco dei nomi, viene ascoltato lo stesso Tagliente. Nei giorni successivi un nuovo esposto fornisce una mappa più dettagliata dei rapporti familiari tra alcuni assunti e alcuni politici e dirigenti regionali, soffermandosi in particolare su due nomi.

A maggio vengono sequestrati altri fascicoli, mentre al Servizio risorse umane, il cui dirigente è Iovino, vengono richiesti tutti i singoli contratti di Co.co.co e consulenti. Il servizio risorse umane chiede gli incartamenti a tutte le direzioni interessate e li gira alla polizia giudiziaria. Intanto sul tavolo della Procura arrivano altre lettere anonime. A settembre cominciano le audizioni di dirigenti e funzionari regionali quali persone informate dei fatti. Arrivano a luglio gli arresti della sanità e la caduta della giunta del Turco.

La vicenda “parentopoli” si inabissa, ma riemerge a novembre, quando si discute in Consiglio regionale l’assunzione a tempo indeterminato di circa mille precari, compresi i portaborse, i 250 co.co.co su cui sta indagando la procura (lo ricorda in aula l’allora capogruppo Udc Mario Amicone), e 700 precari delle Asl. Il 7 novembre il consiglio approva le assunzioni con un emendamento alla legge sugli scarichi fognari. Il provvedimento viene impugnato dal governo. Il 30 dicembre il consiglio riporta la legge in aula e la cancella rimandando tutto al nuovo consiglio, che si insedia a metà gennaio. Ad aprile il terremoto interrompe le inchieste aquilane. Parentopoli riemerge di nuovo a Pescara.