Pensioni, guida per il 2021 Così Ape, donne e requisiti 

La brutta notizia: per effetto del conguaglio gli assegni non aumentano

Estensione dell’Ape sociale e proroga di Opzione donna, in attesa di superare la sperimentazione di Quota 100, che dal 2022 cesserà i suoi effetti. La legge di bilancio 2021 ha confermato le misure di accesso flessibile al pensionamento anticipato, prima dei 67 anni. Ma le pensioni non aumenteranno: per effetto di un conguaglio dello 0,1%, i pensionati vedranno crescere l’assegno tra 1 e 2 euro lordi mensili. Una miseria. Ma vediamo, in dettaglio, tutte le possibilità e le agevolazioni previste per chi lascia il mondo del lavoro.
AUMENTI AZZERATI. Gli assegni delle pensioni restano fermi, per via dell’andamento negativo dell’inflazione nei primi tre trimestri del 2020. Le pensioni subiranno un conguaglio a credito dello 0,1%, rispetto al 2019. Tradotto in cifre, significa che i pensionati avranno in busta da 1 a 2 euro lordi in più, con un conguaglio una tantum, a gennaio, che oscillerà tra i 10 e i 26 euro.
OPZIONE DONNA. La nuova legge di Bilancio conferma la proroga, per il 2021, di Opzione donna, il meccanismo che permette alle donne lavoratrici di ritirarsi, con un minimo di 35 anni di contribuzione a 58 anni di età che salgono a 59 per le autonome. Bisogna, però, accettare il calcolo della rendita con il metodo contributivo, decisamente meno vantaggioso di quello retributivo, che comporta una riduzione dell’assegno del 20-30%. Inoltre, chi utilizza Opzione donna, per intascare l’assegno dell’Inps, dovrà attendere 12 mesi, che salgono a 18 mesi per le lavoratrici autonome.
APE SOCIALE. La forma di prepensione assistenziale, che si può ottenere a partire dai 63 anni, riferita ad alcune categorie che si trovano in condizioni di particolare disagio, è stata prorogata di un anno. Ai lavoratori che vi aderiscono è riconosciuta un’indennità per una durata pari al periodo che intercorre tra la data di accesso al beneficio e il conseguimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.
QUOTA 100. Lo strumento, in vigore dal 29 gennaio 2019 consente, ancora per quest’anno, di andare in pensione a 62 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi. Nel 2022 l’agevolazione non sarà riconfermata, ma chi raggiungerà i requisiti entro il 31 dicembre 2020, potrà lasciare il lavoro anche in data successiva, cristallizzando il diritto alla pensione. Possono usufruire di Quota 100 tutti i lavoratori dipendenti e autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti), compresi gli iscritti alla Gestione separata Inps (ex co.co.co. e free-lance).
DIVIETO DI CUMULO. Per Quota 100 è stato ripristinato il divieto di cumulo tra reddito da lavoro, prodotto anche all’estero, e pensione fino al raggiungimento dei 67 anni di età. È ammesso solo il cumulo con redditi di lavoro autonomo di natura occasionale entro un massimo annuo di 5mila euro lordi.
PENSIONE DI VECCHIAIA. Chi ha raggiunto tutti i requisiti richiesti dal sistema previdenziale, secondo l’attuale normativa, può lasciare il mondo del lavoro utilizzando la normale strada della pensione di vecchiaia. A partire dal 1° gennaio 2019 si può accedere alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Sarà così per quest'anno: il trattamento scatterà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui l’interessato compie l’età pensionabile.
PENSIONE ANTICIPATA. Nel 2021 le soglie contributive da rispettare, che consentiranno ai lavoratori di andare in pensione sono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Tuttavia, dal 1° gennaio 2019, per via del "decretone", chi matura il requisito richiesto, intascherà l’assegno Inps solo tre mesi dopo, sei mesi dopo se è un pubblico dipendente: la cosiddetta "finestra mobile".
LAVORATORI PRECOCI. La Legge di Bilancio 2017 ha stabilito una riduzione del requisito contributivo a 41 anni, a prescindere dall’età anagrafica, sia per gli uomini che per le donne che abbiano svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del diciannovesimo anno di età e che si trovino in alcuni specifici profili meritevoli di una particolare tutela:disoccupati a seguito di licenziamento con esaurimento degli ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi, invalidi civili con una invalidità non inferiore al 74%, soggetti che assistono familiari disabili.
PENSIONI RIDOTTE. Riduzione da cinque a tre anni del prelievo straordinario sulle pensioni d’oro, sopra 100 e 200 euro l’anno. Chi andrà in pensione quest’anno, incasserà una rendita più bassa rispetto a chi ha lasciato il lavoro nel 2020.