Raddoppio linea Pescara-Roma «Salvini sbaglia, si può realizzare» 

D’Alfonso replica al no del ministro: problemi inventati, ci sono risorse e norme per accelerare l’opera E il deputato Pd chiede di conoscere le condizioni di strade e viadotti: «Serve un piano delle priorità»

PESCARA. Il raddoppio ferroviario Pescara – Roma si può e si deve fare. Ne è più che certo il deputato Pd Luciano D'Alfonso che a pochi giorni dalle dichiarazioni del ministro ai Trasporti Matteo Salvini, ha scelto di fare quella che ha definito «operazione verità per la velocizzazione ferroviaria».
IL NO DI SALVINI
Nei giorni scorsi il vicepremier, durante l’audizione alla Camera sulle linee programmatiche del suo dicastero ha parlato di «molte criticità sulla fattibilità al raddoppio della linea ferroviaria inserito nel Pnrr», e per molte opere pubbliche commissariate «di fabbisogni finanziari di gran lunga superiori alle risorse disponibili».
D’ALFONSO, LE RAGIONI DEL Sì
Di tutt'altro avviso D’Alfonso. «Ci sono le risorse finanziarie, le norme che permettono di accelerare le procedure e le questioni sollevate dai Comuni si possono esaminare, controdedurre e definire, perché il legislatore ha previsto poteri straordinari aggiuntivi per fronteggiare le osservazioni dei territori e fare in modo che le opere abbiamo natura scorrevole. Quindi non esiste il rischio che l’opera non si faccia». Il deputato va oltre e lancia appelli e accuse, neanche troppo velate, al ministro Salvini. «Non c’è bisogno di pozzangherare le risorse già disponibili, per poi apparire come l’asciugatore che risolve i problemi inventati. Dico al ministro Salvini, che viene da una cultura politica che esalta il territorio, che faccia tornare il ministero dei Lavori pubblici come un ministero che fa le opere pubbliche. Non c’è bisogno di magheggio. L’opera ferroviaria può andare avanti, anche superando le osservazioni dei Comuni. Salvini non ha bisogno di inventare problemi per poi fare la parte del salvatore. Mi aspetto da lui un’attività collaborativa».
LE ALTRE PRIORITÀ
Per l’ex presidente della Regione, occorre la massima trasparenza nel definire l’agenda delle priorità delle opere pubbliche da fare sul territorio. Il piano è connesso alla legge 109 del 208, stilata dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, proprio per migliorare e tutelare la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture. Con l'articolo 13 viene istituito l’archivio informativo nazionale delle opere pubbliche (Ainop) che racchiude lo stato di “salute” di ponti, viadotti e cavalcavia stradali e ferroviari, delle strade, di porti, aeroporti, gallerie, dighe e acquedotti. Il decreto Genova ha portato anche alla creazione dell’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali che ogni anno, il 31 agosto, stila il piano delle verifiche delle strade e delle autostrade.
L’APPELLO AL MINISTRO
«Dobbiamo connettere il piano delle priorità e degli investimenti», prosegue D’Alfonso, «rispetto alle emergenze rilevate da Ansfisa. Vogliamo sapere quali sono state le criticità rilevate per le infrastrutture abruzzesi dall’Agenzia, perché se non si risolvono si dà luogo alla “morandizzazione” purtroppo portando con sé anche vittime, come accaduto per il ponte Morandi». Ancora una volta rivolgendosi direttamente al ministro, D'Alfonso chiede di conoscere le condizioni «di un patrimonio di opere pubbliche fatte oltre 50 anni fa, su cui c’è il rischio che sia esaurita la vita tecnica. Abbiamo 29.704 chilometri di strade comunali su tutta la regione, 5.396 di strade di competenza provinciale, 366 km di autostrade. Facciamo in modo che non arrivino sorprese dopo le verifiche di Ansfisa. Ho avanzato una candidatura per occuparmi di vigilanza e osservanza di grandi infrastrutture. Ora attendiamo».
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