Rigopiano, ecco la distruzione causata dalla valanga

I pm in volo su Farindola, impressionanti le foto scattate dall’elicottero all’hotel senza più neve: il geologo consulente della procura ricostruisce la dinamica

PESCARA. Ora che la neve si è sciolta, a distanza di due mesi e mezzo dalla valanga del 18 gennaio scorso, si vedono le ferite sul paesaggio di Rigopiano. Ed è per questo che il procuratore capo Cristina Tedeschini e il pm Andrea Papalia, sabato mattina, sono tornati in volo sui resti dell’hotel Rigopiano distrutto dalla slavina e diventato una tomba per 29 persone tra clienti e dipendenti. Dall’elicottero dei vigili del fuoco, insieme al comandante provinciale Vincenzo Palano e al tenente colonnello dei carabinieri forestali Annamaria Angelozzi, Tedeschini e Papalia hanno visto una distruzione che non ha pari: senza neve lo scenario di Farindola è ancora più impressionante.

Dall’alto, si vedono tanti bastoncini in fila verso il basso: quelle linee che sembrano stuzzicadenti sono gli alberi di faggio travolti dalla forza eccezionale della neve che si è staccata dal Monte Siella quel mercoledì intorno alle 16,40. Sull’elicottero, anche il geologo e consulente della procura Igor Chiambretti: è stato lui a spiegare a ricostruire la dinamica della slavina da una forza di 120 mila tonnellate, l’equivalente di 4 mila camion carichi di neve. Ma questo è un calcolo approssimativo: nella sua perizia, il consulente calcolerà con più precisione il peso di un metro cubo di neve e dirà quale forza ha investito e distrutto l’albergo di 4 piani.

Le foto che pubblichiamo sono un documento eccezionale che dimostrano tutta la violenza della valanga: dalle immagini e dalla prima ricostruzione del geologo consulente della procura, emerge che la valanga si è staccata dall’apice della montagna e, dopo aver fatto una curva, ha cominciato a prendere velocità verso il canalone sottostante. Da questo punto in avanti, la neve ha travolto sempre più alberi e detriti che, prima, hanno scavato una parabola e, poi, dopo un rettilineo, hanno travolto l’albergo. L’hotel è collassato su se stesso e, secondo gli esperti, è scivolato in avanti rispetto alla posizione originaria: prima una torsione e poi uno spostamento di una decina di metri circa. Il corpo centrale è quello che non ha resistito: è stato colpito in pieno e abbattuto mentre il centro benessere, costruito nel 2007, è stato solo lambito dalla slavina ed è rimasto in piedi.

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Ormai l’indagine, aperta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, è prossima a una svolta: Tedeschini e Papalia aspettano, entro questa settimana, il rapporto dei carabinieri forestali che ricostruirà il quadro delle responsabilità. Poi, partiranno i primi avvisi di garanzia: l’obiettivo della Tedeschini è quello di contestare gli addebiti prima del trasferimento alla guida della procura di Pesaro, in programma tra il 16 aprile e il 15 maggio, per poi lasciare l’indagine nelle mani di Papalia.

Le forze dell’ordine impegnate nell’indagine, carabinieri forestali, carabinieri del nucleo investigativo e squadra mobile, hanno ascoltato decine e decine di testimoni e tra questi c’è anche Pasquale Iannetti, la guida alpina che faceva parte della commissione Valanghe del Comune di Farindola che per primo, nel 1999, lanciò l’allarme sulla pericolosità della zona di Rigopiano esposta al rischio valanghe. Dal 2005, dopo quelle rivelazioni, la commissione non si riunì più. In un verbale sequestrato dagli inquirenti, Iannetti denunciò che l’area più esposta alle slavine era quella del parcheggio del campeggio al di sopra dell’albergo. Ora, le fotografie scattate durante l’ultimo sorvolo in elicottero testimoniano che la guida alpina aveva ragione: anche quel parcheggio è stato investito in pieno dalla slavina e adesso è sommerso dagli alberi.

Ma il punto centrale dell’indagine resta la mancata pulizia dalla neve della strada provinciale che collega Farindola con l’albergo a 1.200 metri di altezza: una strada che è stata lasciata senza spazzaneve per oltre 24 ore fino a diventare impraticabile a causa di 2 metri di neve. Un muro che ha rinchiuso nell’albergo clienti e dipendenti: secondo le testimonianze, in tanti erano già pronti a lasciare la struttura in attesa di uno spazzaneve ma nessun mezzo è arrivato. Una catena di inefficienze che si dipana nel giro di settimane e non soltanto di giorni: la turbina che avrebbe dovuto servire la zona di Rigopiano era rotta dal 6 gennaio scorso non è mai stata sostituita nonostante le previsioni meteo.

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