Settanta furti ma mai in carcere perché incinta: "superladra" arrestata a Pescara

Ruba nelle case da quando era una bambina. Per la giustizia deve già scontare 20 anni di reclusione, ma lei è sempre incinta

PESCARA. Caterina, Vanessa, Paparuga, Keba, Milena, Marisa: tanti nomi ma è sempre lei, la ladra che a 26 anni e il sesto figlio in arrivo, per tutti i furti che ha commesso in giro per l’Italia ha da scontare una condanna definitiva che è pari quasi a tutta la sua vita: 19 anni e sei mesi a cui si aggiunge l’anno e il mese per cui era ricercata dal Tribunale dei minori di Sassari e l’anno e sei mesi a cui è stata condannata a Pescara proprio qualche giorno fa, dopo aver patteggiato per l’evasione e il tentato furto nella villetta dove è stata scoperta dalla proprietaria.

Anche in questo caso, era il 29 settembre, giovedì mattina, Caterina Vukovic (l’alias con cui è stata arrestata stavolta) doveva stare ai domiciliari ad Aprilia (Latina), dove l’ufficio di Sorveglianza di Roma le aveva concesso di scontare la condanna a 19 anni e mezzo (emessa dalla Procura di Tivoli) in virtù della sua prole, sotto i tre anni. E invece, come tante altre volte, Caterina con un complice e con tutto il pancione sia pure di pochi mesi, da Aprilia evade e arriva indisturbata a Pescara, e alla prima villetta più o meno nascosta, alle spalle della strada parco, salta il muro di recinzione e con martello, mazza e cacciavite, insieme con il complice si mette a forzare la porta finestra al piano terra.

leggi anche: Pescara, furto sventato dalla proprietaria: "Ho cacciato i ladri con urla e minacce" Una donna di 46 anni, ancora sotto shock, racconta il faccia a faccia con 2 sconosciuti mentre stendeva i panni in giardino

Solo che in giardino c’è anche la proprietaria che mentre stende i panni sente i rumori, va a vedere e di fronte a quei due inizia a urlare. Uno scappa, l’altra, grazie alla proprietaria che corre in casa a chiamare il 113, viene arrestata dalla squadra Volante diretta da Dante Cosentino. E proprio questo arresto, grazie al lavoro certosino della responsabile della squadra di polizia giudiziaria della Volante, la sovrintendente capo Rita Stranieri, consente agli investigatori di scovare, tra i meandri dei vari alias, la storia criminale di questa donna che seppur ai domiciliari per una condanna di 19 anni e mezzo, era ricercata sotto altro nome dal tribunale dei Minorenni di Sassari per una condanna di un anno e un mese.

A tradirla, le sue impronte, identiche, queste di Caterina Vukovic, a quelle delle varie Vanessa Delic (l’alias usato in Sardegna), Paparuga Davidovic che l’ha vista protagonista in Veneto appena dodicenne, e ancora Keba Davidovic, nome con cui nel 2003, quand’era tredicenne, saccheggia le case dell’hinterland veneziano prima di colpire nel Ferrarese, a Lugo di Romagna, a Molinella nel Bolognese e ancora in zona Verona con l’alias di Milena Milenkovic.

Torna a essere Vanessa in Sardegna a 17 anni, identità con cui viene denunciata per i furti nelle case di Olbia, Porto Torres, Nuoro, Ozieri e Bono, nel Sassarese.

In Sardegna resta fino al 2009 quando torna a colpire ancora in provincia di Ferrara, a Portomaggiore, e poi in Veneto. Si aggira per l’Umbria fino a quando nel 2009 a Orbetello, in Toscana, si becca un’altra denuncia per furto. Riappare due anni dopo, di nuovo in Sardegna, ad Alghero, come Marisa Nicolic stavolta, ma quando pochi giorni dopo viene arrestata a Olbia per rapina impropria, frutto di un furto finito male, torna a essere Cateriva Vukovic, la stessa che poi colpisce a Lanusei. A settembre del 2009 da Roma le arriva un ordine di custodia cautelare, ma serve a poco se due anni dopo, nel 2013 è ancora in Sardegna.

Viene poi identificata a Sora, nel Lazio e a giugno del 2014 fa il suo ingresso in Abruzzo: sceglie Montesilvano dove i carabinieri l’arrestano per furto come Caterina Vukovic. Ma passano due mesi e ad agosto la sua presenza viene documentata ad Arzachena, ancora in Sardegna, mentre a ottobre è la questura di Pescara a denunciarla per porto abusivo di arnesi da scasso.

Evidentemente la legge è ancora dalla sua parte se dopo pochi giorni, sempre con gli arnesi da scasso, viene denunciata di nuovo, a Latina. E avanti ancora. Caterina, con tutti i suoi alias, continua a muoversi indisturbata mentre l’elenco delle denunce supera ormai il numero 60.

A gennaio 2015 i carabinieri di Alatri provano a fermarla: l’arrestano per furto, ma sei mesi dopo, a luglio, viene fermata e identificata a Pineto. Passano pochi giorni ed eccola oltre lo Stretto, a Trapani, in Sicilia, dove l’arrestano per tentato furto in abitazione. Ma è subito libera, libera ancora. Qualche tempo dopo viene arrestata in esecuzione di un’ordine di custodia cautelare ad Anzio, ma scompare di nuovo fino a quando a settembre la identificano a Oristano. Eccola ancora a Tuscania, a Montalto di Castro, nel Viterbese dove a ottobre 2015 l’arrestano in flagranza di reato per tentato furto in abitazione. Ma non basta ancora. Caterina è sempre libera fino a quando, dopo l’ennesimo furto a giugno del 2016 il commissariato di Anzio esegue l’ordinanza di custodia cautelare. Arriva poi la condanna definitiva di Tivoli, 19 anni e mezzo per tutti i reati collezionati in poco più di 15 anni. Per i cinque figli piccoli che ha, le vengono concessi i domiciliari, ma Caterina lascia tutti e torna a rubare.

Sceglie Pescara. È il 29 settembre. Le va male, arrestata di nuovo. Lei piange, si sente male, “il mio bambino, non voglio perderlo”. Patteggia un anno e sei mesi e poi, grazie a quel bambino che porta in grembo, il sesto, la riportano ai domiciliari ad Aprilia. Questa volta con il braccialetto elettronico. Basterà?

©RIPRODUZIONE RISERVATA