Dalla Francia alla Germania, i club pronti a cercare delle soluzioni con i calciatori

Chi non lavora non fa l'amore, cantava Adriano Celentano. E, il più delle volte, perde lo stipendio. Potrebbe presto essere il caso dei calciatori che, nell'epoca del pallone sgonfiato dal Covid19 si...

Chi non lavora non fa l'amore, cantava Adriano Celentano. E, il più delle volte, perde lo stipendio. Potrebbe presto essere il caso dei calciatori che, nell'epoca del pallone sgonfiato dal Covid19 si dovranno rassegnare a vederselo quanto meno decurtare. Se non vanno in campo, né si allenano, perché pagare per intero giocatori che non giocano? Sempre più società in Europa se lo chiedono e l'invito a «stringere la cinghia» si fa pressante. E non solo nel Vecchio Continente. La Federcalcio uruguaiana, ad esempio, ha «sospeso» a tempo indeterminato tutti i contratti dei suoi dipendenti. Di fatto, licenziati. Dal ct Oscar Tabarez (nella foto) agli amministrativi. Quasi 400 persone. In Australia il campionato si è fermato dopo la prima giornata. È stato raggiunto un accordo che prevede tagli fino al 70%. I giocatori riceveranno il 50% degli stipendi a fine maggio e poi solo il 30%, se la sospensione dovesse andare oltre. In Europa, ognuno per proprio conto, si sta cercando la formula più equa. In Francia diversi club hanno già annunciato il ricorso alla «disoccupazione parziale». Nella previdente Svizzera esiste invece una cassa integrazione speciale per i casi in cui un lavoratore debba fermarsi per cause non addebitabili né a lui né al datore. Su questa base molti club hanno adeguato gli stipendi. A Sion, i nove calciatori che hanno rifiutato la cassa integrazione sono stati licenziati. Situazione più fluida in Germania. I giocatori del Borussia Moenchengladbach si sono ridotti volontariamente lo stipendio. Lo stesso hanno fatto quelli dello Schalke. Al Bayern Monaco. Soldi che serviranno a pagare gli stipendi degli altri dipendenti. Il Borussia Dortmund sta pensando a una riduzione del 20% dei salari finché la Bundesliga sarà ferma. In Inghilterra i giocatori sono pronti a sedersi al tavolo delle trattative. Il 3 aprile è in programma un vertice con la federcalcio per discutere la riduzione fino al 50%.