Marco Sansovini è nato il 17 giugno 1980 a Roma. In carriera ha vestito le maglie di Roma, Foggia, Viareggio, Torres, Tivoli, Pro Sesto, Grosseto, Manfredonia, Pescara, Spezia, Novara, Virtus Entella, Cremonese, Teramo, Fermana, Modena e Notaresco

IL GRANDE EX SUONA LA CARICA

I 40 anni di Sansovini: «Ormai sono pescarese» 

«La città mi è entrata dentro. I biancazzurri? Sabato occorre ripartire forte»

PESCARA. I 40 anni del “sindaco”. Due campionati vinti, uno di C e uno di B, 54 gol e un feeling incredibile con i tifosi collocano Marco Sansovini nel ristretto elenco dei calciatori più amati dai tifosi biancazzurri. In totale 169 gare in tempi diversi: 2007-08, poi il ritorno nel 2009 fino al 2012, infine, l'ultima avventura da gennaio 2015 agli inizi del 2016. In attesa di decidere cosa farà in futuro, il terzo miglior marcatore della storia del Delfino (meglio di lui solo Mario Tontodonati e Federico Giampaolo) oggi festeggia il compleanno con i familiari a Roma, ma già domani tornerà a Pescara, la città che lo ha adottato e dove ha deciso di stabilirsi insieme alla moglie Greta e alle figlie Annalisa e Francesca.

Sansovini con la maglia del Notaresco
Sansovini, 11 gol con il Notaresco e la promozione In C sfumata per un soffio. A 40 anni è il momento di smettere?
«Non ho ancora deciso. Vorrei iniziare una nuova carriera, da allenatore o direttore sportivo, però non escludo di giocare un altro anno, anche se sono fermo da febbraio e la lunga inattività potrebbe essere un ostacolo».
Meglio iniziare in panchina o dietro la scrivania?
«Mi piacciono entrambi i ruoli, tecnico e ds, dipenderà dalla situazione. Deve esserci qualcosa di intrigante, come è successo a Notaresco, dove sono stato accolto benissimo e ho avuto il piacere di conoscere persone splendide. Purtroppo, è finita con un po’ di amarezza per la mancata promozione».
Idolo dei pescaresi e un rapporto d’amore con la città.
«Con la maglia biancazzurra ho vissuto sempre stagioni positive. Non siamo mai retrocessi e abbiamo sempre disputato tornei di vertice, tra cui i due campionati vinti (C nel 2010 e B nel 2012). Di Pescara mi piace tutto: la città, la gente, il paesaggio. Adoro il mare, mi affascina anche d’inverno e avere le montagne alle spalle è qualcosa di unico. Inoltre, mi rivedo nei pescaresi, sono aperti, socievoli, amano godersi la vita e non cambierebbero la loro città con nessun’altra al mondo. Ecco perché ho deciso di vivere qui».
Come nasce l’appellativo di “sindaco”?
«Non c’è un motivo particolare. Una volta, su un sito frequentato dai tifosi, un utente mi ha definito così e in poco tempo la cosa è diventata di dominio pubblico. Dico la verità, essere chiamato sindaco mi crea un po’ di imbarazzo, ma so che si tratta solo di una dimostrazione di affetto».
Il gol che ricorda con maggiore emozione?
«Sono affezionato a quello di Gubbio nell’anno della promozione in A con Zeman. La partita sembrava stregata, avevamo dominato, ma non riuscivamo a sbloccare il risultato. Nella ripresa sono entrato e ho segnato la rete dell’1-0, poi Insigne ha raddoppiato. È stato bellissimo, dovevamo vincere a tutti i costi per restare attaccati alle prime posizioni».
E il gol più bello?
«Beh, quello con il Catania (sinistro da fuori all’incrocio dei pali, febbraio 2015) è stato emozionante, ma scelgo la rete contro il Frosinone (aprile 2011) per la difficoltà di esecuzione. Il campo era viscido, la palla schizzava e su un tiro deviato di Bonanni l’ho controllata con l’esterno sinistro e di destro l’ho messa dentro».
L’allenatore a cui è più affezionato?
«Ho appreso tanto da tutti. A Pescara Lerda mi ha rilanciato, con Zeman ho segnato 16 gol da esterno d’attacco, chi l’avrebbe mai detto? Anche con Baroni e Oddo mi sono trovato bene, ma al primo posto metto Di Francesco. Se diventerò allenatore spero di avere la sua preparazione e, soprattutto, la capacità di relazionarsi con i giocatori. Oltre ad avere enormi competenze tattiche, Eusebio ha una grande umanità».
Un rimpianto non aver debuttato in A?
«Sì, avrei voluto giocare almeno una volta nella massima serie, ma sono comunque contento del mio percorso. A 20 anni avevo già subito due gravi infortuni. Legamento crociato sinistro quando ero in prestito al Foggia dalla Roma, quello destro mentre rientravo in campo con la Primavera giallorossa. Nella stagione successiva mi sono rotto il menisco a Viareggio. Piano piano ho recuperato e mi sono tolto parecchie soddisfazioni. Lo stesso destino ha avuto Tumminello e mi dispiace, gli dico solo di impegnarsi al massimo per tornare in campo. È giovanissimo, può farcela».
Sabato c’è Pescara-Juve Stabia.
«Partita delicata, bisogna fare punti e ripartire con il piede giusto. La classifica non è bella, ma il Delfino ha tutto per risalire».

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