Tiberti: società, tifosi e squadra, a Roseto c’è tutto per fare l’A2
Il pivot della capolista Liofilchem: «Non mi meraviglio, dall’inizio ho capito che il gruppo è pronto per stupire»
ROSETO. Questa Liofilchem Roseto arrivata a 12 vittorie di fila in campionato sta facendo impazzire di gioia la tifoseria che si sta già preparando per il prossimo match di domenica a Ruvo di Puglia, oggi seconda in classifica insieme alla Herons Montecatini. Una delle facce più belle di questo Roseto è quella del sempre sorridente Edoardo Tiberti, piemontese centro 27enne, tra l’altro figlio d’arte visto che suo padre Flavio giocò in serie A1 con Torino.
Tiberti, dopo l’ultima bella stagione tra Chieti e Jesi è arrivato a Roseto. Che cosa l’ha convinta?
«Far parte di un progetto ambizioso che punta a vincere: ho voglia di mettermi alla prova».
Ha capito subito di aver fatto la scelta giusta?
«Fin dalla prima settimana, quando eravamo in albergo: lì ci siamo confrontati dal mattino alla sera scoprendo tante affinità accomunati dalla fame di vittorie».
Accettando anche di partire dalla panchina?
«Gramenzi mi ha parlato subito chiaro e io gli ho dato la mia disponibilità: stare in quintetto può far piacere ma è più importante vincere».
Le piace il sistema di gioco del coach?
«Molto perché considera i 5 giocatori in campo tutti come potenziali armi offensive. Qui si guarda molto alle spaziature e a noi lunghi si chiede più posizione vicino a canestro, giocando poco pick and roll pensando più a tagliare muovendosi sempre con le giuste spaziature».
Lei però all’inizio ha faticato complice un infortunio. È stato difficile restare a guardare?
«Un poco. Ma lì si è vista la forza del gruppo, perché la squadra al rientro mi ha coinvolto subito dandomi fiducia».
In quel mese senza giocare è arrivata una Supercoppa. Rimpianti?
«Anche se l’ho vinta da fermo sventolando asciugamani ne sono orgoglioso, la sento anche mia».
Il primo ricordo rosetano?
«Le finali under 20 al PalaMaggetti con Rimini: uscimmo in semifinale contro Pesaro».
La forza del gruppo è il segreto di questa squadra?
«È uno degli ingredienti di una ricetta buona, che aiuta a rimaner sereni anche nei momenti di difficoltà».
Com’è avere in squadra uno come capitan Sacchetti?
«Mai avuto un compagno come lui: ha esperienza, empatia, carisma, ci dà consigli senza essere invadente, il primo a darti una pacca quando sei in un momento no. C’è solo da imparare».
Giocatori di riferimento?
«Mi piace Melli per il suo temperamento».
C’è un compagno di squadra con cui ha legato di più?
«Francesco Papa, Marco Timperi, Giorgio Di Bonaventura, Francesco e Cristiano Faragalli».
L’avversario più forte?
«A Treviglio in A2 anche se giocavo poco ho potuto misurarmi con Logan e Sasha Vujacic».
L’esperienza più bella?
«I viaggi fatti in America o in Africa. Parlando di basket invece, dico l’anno con la NPC Rieti che da sorpresa ai play off uscimmo solo in semifinale contro Agrigento che poi salì in A2. Ma il ricordo più bello spero diventi questa esperienza che sto facendo».
Roseto punta a vincere: ci sono gli ingredienti giusti?
«Penso di sì. Il club non lesina mezzi, il coach ha grande sapienza cestistica, la squadra è forte. Ma quello che ai play off farà la differenza saranno i tifosi. Non mi era mai capitato di giocare con questa spinta anche in trasferta». E domenica si va a Ruvo, sarà seconda contro prima. Ci saranno almeno duecento tifosi al seguito.
Marco Rapone
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