Unione Rugby L’Aquila un mese di tempo per salvare la serie A 

Il presidente Anibaldi: «Da soli non ce la facciamo. Se entro il 10 settembre la situazione non cambia, sciolgo la società»

L’AQUILA. «Se non succede nulla, il 10 settembre scioglieremo la società». Le parole del presidente dell'Unione Rugby L'Aquila Pierfrancesco Anibaldi rimbalzano sulle cornici che proteggono le maglie dei campioni del rugby di ieri. Alle sue spalle un muro di trofei e cimeli, testimonianza di 83 anni di rugby in città. In un angolo ci sono i cinque scudetti, nella sala semideserta un gruppetto di giornalisti ascolta esterrefatto. Sembra di essere al capezzale di un malato con i medici che annunciano che a breve verrà staccata la spina. Il dramma del rugby all'Aquila lo si può raccontare in meno di 10 parole. L'Aquila rischia di perdere la sua squadra di rugby. «In cassa abbiamo poche migliaia di euro», spiega Anibaldi, «se non succede nulla, il 10 sciogliamo la società» e, dunque, l’Unione Rugby L'Aquila non parteciperà alla serie A (la seconda serie del campionato italiano), perderà il titolo e dovrà ripartire dalla C.
A fianco di Anibaldi c'è l'amministratore delegato Antonio Nardantonio. «L'iscrizione è fatta», racconta Anibaldi allargando le braccia, «i giocatori ci sono, tutti ragazzi aquilani, ci bastano 3 o 4 rinforzi, lo staff tecnico c'è. Ma non abbiamo fondi. Il nostro debito, quasi tutto nei confronti dei ragazzi che hanno giocato lo scorso anno è di poche decine di migliaia di euro. Ma senza aiuti esterni non possiamo permetterci di affrontare un campionato che ci costerebbe 300mila euro». La vita della Unione Rugby era iniziata un anno fa, riunendo le forze delle società aquilane. «Ci hanno detto che il nostro era un progetto innovativo ma con gente vecchia», continua Anibaldi, «e la vecchia dirigenza si è fatta da parte. Ma da quando questo è successo non è cambiato nulla. Dalla città, dalla società civile, e dalla politica, il silenzio».
«Il presidente uscente, Gianpaolo De Rubeis», spiega Nardantonio, «voleva fare i contratti ma abbiamo deciso di fermarci. Se non abbiamo la certezza di poter scendere in campo sarebbe inutile». «In realtà il rugby cittadino non è mai stato così in salute, con numerose società e un vivaio giovanile fortissimo», ricorda Anibaldi, «quando a fine campionato abbiamo evitato i play off battendo la Capitolina, in campo con la maglia neroverde c'erano 5 under 18. Il massimo incassato da amici è stato di 5mila euro. Siamo pronti a farci da parte anche subito», conclude Anibaldi, «se arriva qualcuno che vuole portare avanti un progetto serio».
Raniero Pizzi
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