L’EX ATTACCANTE TORNA IN NAZIONALE  

Vialli al debutto a Coverciano: «Io capo delegazione, un onore»

FIRENZE. Di nuovo insieme, come ai tempi festosi e fastosi della Sampdoria e come è stato in azzurro, allora in campo, stavolta con altri compiti: Roberto Mancini è commissario tecnico da un anno e...

FIRENZE. Di nuovo insieme, come ai tempi festosi e fastosi della Sampdoria e come è stato in azzurro, allora in campo, stavolta con altri compiti: Roberto Mancini è commissario tecnico da un anno e mezzo, Gianluca Vialli è al debutto ufficiale da capo delegazione della Nazionale. Sorrisi, battute e commozione palpabile, anche perché l'ex attaccante da tempo sta combattendo contro un tumore ma non ha mai perso la grinta e la tenacia, aveva solo chiesto un po’ di tempo al presidente federale Gravina prima di accettare. «Lo ringrazio per avermi chiamato a ricoprire il ruolo prestigioso che è stato del grande Gigi Riva», ha detto Vialli. «Sono felice e orgoglioso, questo incarico mi permetterà ciò che volevo: stare a contatto e dare supporto a tanti giovani calciatori. Metto a disposizione la mia esperienza di calciatore, allenatore e dirigente. Tra under 21 e Nazionale maggiore ho indossato la maglia azzurra un'ottantina di volte e so cosa vuol dire indossarla, hai l'occasione di lasciare un segno come uomo prima ancora che come professionista».
Già qualificata agli Europei del 2020, l’Italia torna in pista per le ultime gare della stagione, venerdì (ore 20,45) in trasferta con la Bosnia, lunedì a Palermo con l'Armenia (ore 20,45). Impegni che serviranno al ct non solo per allungare la striscia di successi (9 di fila) ed essere sicuri del ruolo di testa di serie nel girone A dell'Europeo (bastano comunque 2 punti), ma anche per capire dove migliorare e chi tra giovani e meno potrà aggregarsi al gruppo già deciso per l'appuntamento del 2020.
Al momento non sembra esserci posto per Balotelli al di là di quanto auspicato giorni fa dal presidente federale Gravina dopo il caso dei cori razzisti a Verona: a livello di immagine non gli sarebbe dispiaciuto il ritorno in azzurro dell'attaccante del Brescia. Ma per Mancini dietro alle convocazioni devono esserci solo motivazioni tecniche: «Posso capire il presidente ma un giocatore deve venire qui perché lo merita, non per il colore della pelle», ha detto il ct azzurro. «A Mario voglio bene, l'ho fatto giocare ragazzino e ha ancora un'età per fare molto. Lui può tornare perché sta facendo bene e può essere utile alla Nazionale».