Brucchi: teramani, restate qui altrimenti rialzarsi sarà difficile

Terremoto e maltempo, il sindaco: "Necessari aiuti importanti dal Governo e vanno messe da parte le polemiche politiche. Faccio appello a chi vuole trasferirsi sulla costa: ripensateci, non si abbandona la città"

TERAMO. Sindaco Brucchi, l’emergenza neve è stata una prova durissima per il nostro territorio. È vero, come dice il presidente della Provincia Di Sabatino, che ha rivelato la fragilità del sistema istituzionale e che singolarmente siete tutti eroi, ma manca il modello?

«Questo è vero in parte. Per quella che è stata l’emergenza, che io definirei epocale (si sono unite tre emergenze insieme: neve, energia elettrica e terremoto, è stata la tempesta perfetta), il sistema a grandi linee ha funzionato. Ma si è perso su alcuni frangenti, uno su tutti la gestione dell’emergenza energia. Nel terzo millennio non è possibile che dei territori restino senza energia per oltre 12 giorni. L’Enel non si è dimostrata all’altezza del suo nome, è una delle aziende più importanti del territorio nazionale ma nell’emergenza non ha funzionato, mancava coordinamento tra di loro. Peraltro qui un vasto blackout è la seconda volta che accade nel giro di due anni, un motivo ci deve essere ed è a monte: c’è un problema infrastrutturale. Nel giro di due anni non è cambiato nulla, continuano a dire che hanno fatto investimenti ma non si sono visti, se li hanno fatti hanno buttato i soldi. Una vertenza Enel sicuramente si dovrà aprire, noi li abbiamo già avvisati che chiederemo tutti i danni fino all’ultimo centesimo, Inoltre bisognerà imporre all’Enel investimenti sul territorio. E, per chiudere il capitolo: i generatori a fine emergenza Enel non se li riprende, li custodiremo noi, D’Alfonso lo ha detto e io lo farò».

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Enel a parte: siamo una regione di montagna e non abbiamo le turbine, sono dovuti venire dal Nord a liberare le nostre strade. Perché?

«Il problema neve in città l’abbiamo risolto con i nostri mezzi, ma era relativo. In montagna senza le turbine non si andava da nessuna parte e non è possibile che Castelli venga salvata da turbine che arrivano da Bellinzona o che ci dobbiamo rivolgere al Piemonte. Manchiamo di mezzi per affrontare un’emergenza del genere, questa è la verità, e questo ci deve portare a correggere il tiro e a dotarci in modo adeguato. Ma un altro assente è stato a mio avviso lo Stato, inizialmente questa emergenza l’abbiamo presa sul serio in pochi e se io e Di Sabatino non avessimo lanciato l’allarme con interventi sui media nazionali non so come sarebbe finita. Sta di fatto che il momento acuto Comune e Provincia lo hanno fronteggiato da soli, poi sono arrivati uomini e mezzi da tutta Italia. Mi sto chiedendo da giorni: padre e figlio che sono morti lungo la strada a Crognaleto si potevano salvare? Eravamo nelle condizioni di poter fare tutto quello che si poteva? Non credo».

Il caso Teramo ha avuto un impatto mediatico mai visto. Non può essere cattiva pubblicità per il territorio?

«L’impatto mediatico ha lati positivi e negativi. Il positivo è che si sono accesi i riflettori su Teramo, aver fatto casino sui media è servito ad attirare l’attenzione e ad avere aiuti. La cosa negativa è che soprattutto il terremoto crea timori in chi da fuori deve venire qui. Ad esempio, una società pugliese che fa dei servizi al Comune non trova dipendenti che vogliano venire qui a lavorare. Adesso ripartire e rilanciare questa città non sarà facile».

C’è un rischio di spopolamento, di fuga verso la costa?

«Per le ultime scosse un trenta per cento di teramani si è trasferito al mare e torna in città per lavorare. Io a loro faccio un appello: non possiamo abbandonare Teramo, questa è la nostra città. Questo è un territorio sismico, ci dobbiamo convivere e lavorare per mettere in sicurezza gli edifici. A tutte le persone che pensano di andar via dico di non farlo, non è scappando che risolviamo il problema».

Altro danno collaterale: dopo terremoto e neve voi amministratori potrete pensare solo a riparare e mettere in sicurezza, opere nuove e progetti che rilancino e rendano più attrattivo il territorio non si potranno fare.

«Per uscire da questa situazione abbiamo bisogno di aiuto, il Governo ci deve stare vicino prevedendo non solo soldi ma defiscalizzazione. Devono salvare l’anno scolastico nel territorio e fare anche un provvedimento per la nostra università, nei prossimi tre anni non si devono pagare le tasse. Altrimenti non si riparte, l’economia è a pezzi. Adesso tocca a noi, non possiamo stare sempre in coda. I soldi ci serviranno non per nuove opere ma per manutenere quelle che abbiamo, dovremo ad esempio fare un mutuo per le strade ridotte a pezzi dalla neve. Ci aspettiamo danni gravi dalle frane, finora ci è andata fin troppo bene. Ma una cosa su tutte mi preme dire: non accetto polemiche di alcuna natura dalle forze politiche, bisogna svestirsi delle casacche su tutti i temi. Qui non è a rischio Brucchi ma a rischio una città, se adesso non riusciamo a risalire anche chi verrà dopo di me non ce la farà È vero che in tanti c’è depressione, ma incontro tanta gente che non vuole abbattersi. Per gli uni e per gli altri, ora, pensiamo a lavorare».

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