Il Mazzini non è più un focolaio Contagi sotto la media nazionale 

Il direttore sanitario Romualdi: 1.123 test al personale, solo il 6% positivo mentre in Italia è il 10% Tamponi a tutti i pazienti che si ricoverano. Lunedì apre la chirurgia Covid e c’è una Tac apposita

TERAMO. Da ospedale in cui due reparti sono stati infettati dal coronavirus a ospedale in cui gli standard di sicurezza sono altissimi. Pietro Romualdi, direttore sanitario del Mazzini, racconta la rivoluzione, attuata in una manciata di giorni.
Come è stato possibile il contagio?
«In Oncologia ai primi di marzo è stato ricoverato un paziente senza sintomi, poi dimesso e sottoposto al tampone per sintomi sopravvenuti. E’ risultato positivo, non si sa dove abbia contratto il virus. Fatto sta che l’oncologo che l’ha curato poco dopo ha cominciato ad accusare disturbi. Da lì sono stati fatti tamponi a tutti. Abbiamo fatto la ricostruzione epidemiologia a ritroso, facendo il tampone a tutte le persone entrate in contatto con l'oncologo. In Medicina un paziente dell'oncologia dimesso è tornato in pronto soccorso. Giudicato non Covid, è stato ricoverato in Medicina senza sintomi Covid. Gli è stato fatto il tampone: positivo. Fatte le diagnosi, tutti i pazienti positivi sono stati trasferiti ad Atri, quelli negativi in altri reparti e le due divisioni sanificate in 48 ore, con certificazione di sterilità dei locali».
Ora attuate avete attuato una serie di contromisure.
«Ora tutti i pazienti che entrano in ospedale sono oggetto di tampone e vengono messi in camera singola in attesa della risposta. Inoltre praticamente tutto il personale (sono in corso gli ultimi tamponi, ndr) è stato controllato: sono stati fatti 1.123 tamponi e sono emersi circa 65 positivi.È una media di contagiati del 6%, molto al di sotto della media nazionale del 10%. E bisogna considerare che non tutti l'hanno preso in ospedale, ma nella vita di tutti i giorni, come hanno dichiarato loro stessi. Ora all'ospedale di Teramo si è ipercontrollati. Il tampone a tutti i pazienti l'abbiamo messo in atto proprio al Mazzini, altrove dicono che bisogna tamponare solo i sintomatici. Inoltre i nostri operatori positivi vanno a casa in malattia, in altre regioni gli operatori positivi asintomatici possono restare a lavorare, con appositi dispositivi di protezione».
Una rivoluzione anche nelle strutture.
«Oltre al reparto Covid nell’ex Hospice e alla Rianimazione Covid abbiamo creato un percorso chirurgico con sale operatorie per pazienti Covid. Lunedì apriremo anche l'area degenza chirurgica Covid nell'ex Dh ortopedico al terzo piano. E abbiamo poi percorsi Covid attivati e in via attivazione ognuno per le varie patologie. Ci siamo muniti di una Tac esterna per i pazienti Covid o sospetti che così non entrano in ospedale, oltre a tutte le tende per il pre triage. Gli ingressi sono presidiati costantemente, si entra solo se si ha un motivo e con la mascherina. Le entrate secondarie di carico e scarico sono chiuse, si aprono su chiamata. Sono state intensificate le sanificazioni quotidiane, anche delle pareti e non solo dei reparti, ma ad esempio anche dei tunnel».
Uno sforzo notevole. Oggi possiamo dire che l’ospedale è più sicuro?
«Uno sforzo possibile grazie ai dirigenti medici della direzione sanitaria di presidio Manuela Di Virigilio e Guido Angeli ma non solo: dalla direzione generale, ai capi dipartimento, a tutto il personale, tutti hanno collaborato formando una grande squadra che in poco tempo è riuscita a fronteggiare un’emergenza che mai si era verificata. Il livello di sicurezza è alto. Certo, si può sempre fare sempre di più. Non a caso abbiamo intrapreso una collaborazione con il Gemelli, che fino adesso ci sta dando ragione sulle misure messe in atto».
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