Soldi per i permessi di soggiorno Scatta una nuova inchiesta 

La Procura indaga dopo l’esposto di venti cittadini stranieri che hanno denunciato di aver pagato Sotto accusa alcuni connazionali e una coppia di presunti imprenditori pronti ad assumerli

TERAMO. Il business degli immigrati clandestini non conosce pandemia. Perché c’è sempre un modo di spillare soldi a un esercito di disperati, pronti a tutto per un permesso di soggiorno pagando connazionali e italiani senza scrupoli. Perché non c’è mai sfruttamento senza complicità.
L’ultimo caso è quello che arriva dal Teramano dove venti stranieri, tra pakistani e senegalesi, hanno denunciato di aver pagato somme da 5mila a 6mila euro per ottenere il permesso di soggiorno. Di aver dato i soldi a un connazionale senza aver mai ottenuto nulla e di aver incontrato due italiani, un uomo e una donna, che si sono spacciati per imprenditori pronti ad assumerli. Ma il permesso di soggiorno, chiesto a giugno, non è mai arrivato. Gli stranieri, in gran parte assistiti dall’avvocato Luca Macci, hanno presentato una denuncia in Procura e sul caso è stata aperta un’inchiesta. Così scrive uno di loro nella denuncia finita in Procura: « Sono entrato in Italia clandestinamente e successivamente ho richiesto asilo politico presso la questura che mi ha rilasciato titolo di soggiorno. Per il mio sostentamento ho prestato attività lavorativa subordinata presso il mio connazionale titolare di una ditta. In occasione dell’entrata in vigore della legge sulla sanatoria il mio connazionale mi rappresentava la possibilità di trovare lavoro presso una ditta agricola di sua conoscenza e quindi di prendere un regolare permesso di soggiorno e regolarizzare la mia presenza in Italia. Il mio connazionale mi chiedeva il pagamento della somma di euro 5mila di cui 2500 in anticipo al momento dell’invio della domanda di sanatoria ed euro 2500 a conclusione del procedimento di rilascio, oltre a 500 euro per le spese». Soldi che lui dà. Ma il 30 ottobre all’uomo arriva una lettera da parte dello sportello unico per l’immigrazione di Teramo con cui gli viene comunicato il preavviso di rigetto della domanda perché all’esame della visura ordinaria della ditta che avrebbe richiesto la sua assunzione si scopre che la stessa aveva un rappresentante legale non corrispondente al nominativo indicato sull’istanza telematica. «Dopo questa comunicazione», scrive a questo proposito l’uomo nella denuncia, «c’è stato un incontro tra me, il mio connazionale e due italiani, un uomo e una donna mai visti prima, che dicevano di essere i miei datori lavoro, i quali mi rassicuravano, previa richiesta di consegnare ulteriori mille euro che non ho versato, del buon esito dell’istanza e del rilascio del permesso di soggiorno». Ma quel permesso non è mai arrivato.
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