Antrosano, l’ultima sfida di don Aldo: mi dimetto da parroco

Il prete marsicano che attaccò Berlusconi e Gasparri lascia l’incarico. Nella parrocchia serve un sacerdote più giovane

AVEZZANO. Il prete rosso getta la spugna e si dimette da parroco. Don Aldo Antonelli, noto per le sue battaglie contro Berlusconi e Gasparri, ha deciso di lasciare la sua parrocchia (dal 12 gennaio 2015) perché, come ha sottolineato «da tempo si è affacciato nella mia coscienza il dovere di dismettere il mio servizio come parroco».

Don Aldo ha scritto al vescovo della diocesi della Marsica, monsignor Pietro Santoro, precisando che «soldi e poltrone non solo non mi hanno mai nemmeno “tentato” e li ho sempre combattuti, ma non ho mai considerato “poltrona” l’essere parroco e non ho mai, in 46 anni di servizio, preso soldi dalla parrocchia, nemmeno da quelli che i preti chiamano “diritti di stola”, intenzioni di messe comprese. Pulito e schietto, almeno in questo».

Nella lettera al presule, don Antonelli scrive: «Caro Pietro, premetto che quanto andrò scrivendo non è il frutto di improvvise e affrettate decisioni, né il portato di stanchezze e disaffezioni. Il problema è un problema sostanziale di coscienza e non di comodi ripieghi. Oggi mi rendo conto che, pur continuando a voler darmi tutto, il tutto che posso dare non è più appropriato a ciò che la parrocchia in generale ed Antrosano in particolare richiedono. A una certa età si può continuare a celebrare messe e organizzare funzioni, ma non è più possibile continuare ad essere animatori».

«Io devo prendere atto», aggiunge, «che per me è venuto questo tempo e con tutta serenità, senza rammarico e senza rimpianti, nella gioiosa coscienza di aver "combattuto la buona battaglia", mi metto da parte, lasciando spazio a chi, più di me e meglio di me, potrà continuare a far crescere la comunità di Antrosano».

«Antrosano, caro Pietro», precisa, «è l'unico paese, tra i piccoli centri della diocesi, che continua a crescere; è un paese giovane e attivo ed ha bisogno di un prete giovane ed attivo. Ho sempre rimproverato alla Chiesa la sua miopia e il suo immobilismo di fronte al problema delle parrocchie, che vengono gestite con lo stesso sistema che vigeva al tempo in cui di sacerdoti ce n'erano a iosa e di avanzo. Non è più possibile assicurare la presenza di un singolo parroco in ogni singola parrocchia. Sarebbe opportuno formare delle piccole comunità sacerdotali che gestiscano e animino più vaste zone pastorali. Personalmente il da fare non mi mancherà. Ho molti impegni, con persone, associazioni, giornali e riviste. Resto a disposizione della Diocesi come "tappabuchi", là dove potrò essere utile».

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