Domani in regalo con il Centro il libro di 41 ricette: “Cucinare con l’aglio rosso di Sulmona”

Le tradizioni abruzzesi e i prodotti della terra d’Abruzzo, uniti alla sapienza di chi vive il territorio, lo conosce e lo valorizza. Anche questa volta il quotidiano il Centro dedica spazio e...

Le tradizioni abruzzesi e i prodotti della terra d’Abruzzo, uniti alla sapienza di chi vive il territorio, lo conosce e lo valorizza. Anche questa volta il quotidiano il Centro dedica spazio e importanza ad un’altra eccellenza abruzzese: l’aglio rosso di Sulmona.
Domani, in regalo per tutti i lettori, un comodo ricettario con 41 ricette incredibilmente versatili. Aromatico, alleato indispensabile in cucina, l’aglio rosso di Sulmona vanta infinite proprietà benefiche, note sin dall’antichità. È un’eccellenza tutta abruzzese, frutto di una terra speciale dove microclima, sapienza e passione creano un equilibrio perfetto capace di conferirgli quel sapore unico ed inconfondibile.
Lo sa bene Anna Berghella, curatrice delle ricette, che si definisce una mamma gourmet e sempre di corsa.
Anna è originaria di Teramo, ma da diverso tempo vive a Sulmona e ovviamente conosce perfettamente tutti i pregi dell’aglio rosso di Sulmona. In questo ricettario, con grande semplicità ci racconta i segreti della sua cucina proponendo ricette semplici, pratiche e perfette per chi, come lei, è sempre di corsa.
Anna perché si è interessata all’aglio rosso di Sulmona?
«Confesso che non lo conoscevo. Ma arrivata a Sulmona mi ha subito incuriosito perché ne parlavano tutti in modo entusiastico. Utilizzandolo poi mi sono accorta che si tratta di un prodotto che, grazie alle sue proprietà organolettiche, in cucina fa la differenza nel piatto».
Cosa dice a chi non vuole usare l’aglio in cucina?
«L’aglio è un prodotto che a me piace tantissimo proprio per il sapore che riesce a dare ad ogni piatto. Capisco che può dare fastidio il sapore che lascia sulle mani quando lo si maneggia o a carico dell’alito. Sul libretto che uscirà con il Centro darò qualche piccolo suggerimento per questi “effetti collaterali”.
C’è un modo per usarlo e renderlo digeribile anche per chi non riesce a tollerarlo?
«Tanti sono i metodi: uno tra tutti quello di eliminare l’anima, il germoglio verde all’interno. Ma anche cucinarlo “vestito”, senza sbucciarlo».
L’aglio rosso di Sulmona ha la possibilità di far sviluppare l’economia agricola della Valle Peligna?
«Certo. Di questo abbiamo già avuto veri esempi. Ragazzi che hanno lasciato i loro lavori in fabbrica, anche al nord, per tornare a coltivare i terreni incolti lasciati dai nonni. L’aglio rosso di Sulmona è un ecotipo che ha un prezzo remunerativo, più alto rispetto agli altri agli, proprio per le sue altissime qualità e anche i giovani oggi ne stanno facendo un buon business».
Come combattere i prodotti non originali che si spacciano per aglio rosso di Sulmona?
«La mia tecnica è sempre quella del confronto per qualsiasi prodotto enogastronomico. Anche nell’aglio si può fare così. Innanzitutto informarsi, chiedere. Nel libro allegato al Centro ci saranno tante dritte per capire quale è il Rosso di Sulmona. Ma il confronto con agli rossi cinesi per esempio (sbiancati chimicamente e senza radici) ci farà capire bene qual è il prodotto della Valle Peligna. Il metodo migliore è l’alleanza tra produttore e consumatore che forse nel tempo abbiamo perduto».
Quand’è il periodo giusto per comprare l’aglio rosso di Sulmona?
«Luglio e agosto, poi lo conserveremo in un luogo fresco e asciutto, appendendo la treccia, e lo terremo per tutto l’anno».
Da dove nasce la sua passione per la cucina?
«Mia madre è una cuoca eccezionale, che ha coniugato la cucina della sua regione, la Sicilia, con le meravigliose influenze della cucina teramana, territorio dove sono nata. Unisce la passione di mio padre per tutto ciò che era campagna, vendemmia, raccolta dell’ulivo, stagionalità, i gusti incredibili delle ricette povere: pizze e fuje, le pallotte ad esempio. E per ultimo aggiungerei la mia curiosità e voglia di sapere che mi ha fatto studiare per diventare sommelier, assaggiatrice di formaggi, di birra e di olio. Metterei anche il felice incontro con Slow food e la filosofia del “buono, giusto e pulito”».
Dove ha pescato le ricette che propone nel libretto del Centro?
«Le ricette sono sempre frutto di raccolte e influenze varie. Alcune sono mie, altre della mamma, della zia Caterina, della tata Emilia ma anche un paio di Antonio Mancini, grande conoscitore e studioso dei prodotti della Valle Peligna e raffinato gourmet».
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