Mare, Abruzzo a fondo nella qualità delle acque

Il ministero della Salute boccia la Regione per il numero di aree "non conformi". Wwf: fiumi inquinati, depuratori malfunzionanti, costa cementificata

PESCARA. Abruzzo maglia nera d'Italia per quanto riguarda la qualità delle acque del mare, con il più alto tasso di zone non conformi. Lo dice il Rapporto annuale del Ministero della Salute sulla qualità delle acque di balneazione, i cui risultati arrivano proprio quando il maltempo che ha caratterizzato le ultime settimane sembra aver ceduto il passo al sole e al caldo, con l'arrivo dell'estate vera e propria.

A lanciare l'allarme è il Wwf Abruzzo, che parla di un «dato sconfortante». Fiumi ridotti a fogne, depuratori mal funzionanti o, peggio, abbandonati, una costa quasi completamente urbanizzata. Gli ambientalisti riassumono così le cause di una situazione ambientale oltremodo critica e si dicono convinti che l'Abruzzo stia pagando la «pervicace volontà di non affrontare con la dovuta energia la mala-gestione del settore delle acque e del territorio». Che la «regione verde d'Europa» sia anche la regione dei depuratori che non depurano, d'altronde, non è una novità: ogni anno, alla vigilia dell'estate, in Abruzzo tornano alla ribalta i dati relativi al livello di inquinamento dell'acqua del mare che, sistematicamente, fanno registrare i risultati peggiori, con conseguenti divieti di balneazione, a ridosso delle foci dei fiumi. Una situazione caotica e complessa, quella della depurazione, tanto che non esistono neppure dati analitici sul sistema. Lo stesso assessore regionale al Servizio idrico integrato, Angelo Di Paolo, di recente ha sottolineato l'assenza di una cartografia precisa, annunciando una ricognizione avviata alcuni anni fa e finalizzata a «capire quanti impianti ci sono, quanti funzionano e quali sono le criticità maggiori». «Gli investimenti non sono stati fatti», afferma il referente acque del Wwf Abruzzo, Augusto De Sanctis, «e nonostante ciò le aziende che gestiscono la depurazione hanno centinaia di milioni di euro di debiti. Le strutture regionali, in particolare l'assessorato ai Lavori Pubblici e il Comitato Via, hanno varato, tra le contestazioni dei soli ambientalisti e di due Comuni, un Piano di Tutela delle Acque che rimanda addirittura al 2027 il risanamento di molti fiumi, per i quali le normative europee prevederebbero invece il raggiungimento dello stato “buono” delle loro acque entro il 2015». Auspicando che il Consiglio regionale, in sede di approvazione del Piano, apporti «profonde modifiche per cambiare strada seriamente», l'esponente del Wwf sottolinea anche che «i comparti economici che si reggono sul mare non stanno facendo sentire la loro voce. Noi ambientalisti siamo soli», conclude De Sanctis, «mentre la questione ambientale è anche una questione economica».

Lorenzo Dolce

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