Maternità da chiudere, la prima è Ortona

Il 31 ottobre tocca ad Atri, a novembre Penne. L’assessore garantisce: più qualità e più sicurezza

L’AQUILA. .Il tassametro è già avviato, e il calendario delle chiusure delle Maternità ( Punti nascita) viene scandito con tempi piuttosto precisi: il 31 agosto Ortona; il 31 ottobre Atri (sul quale pende un ricorso al Tar) e il 15 novembre Penne. Mentre la chiusura a Sulmona è subordinata al potenziamento del percorso di “messa in sicurezza” e all’allestimento di un punto di elisoccorso attrezzato, a servizio del capoluogo peligno. Un servizio che deve essere in grado di garantire un’assistenza sanitaria e di intervento molto rapidi e consentire un veloce trasporto ed ospedalizzazione alla struttura idonea, considerando anche le difficoltà di spostamento via terra all’interno della Valle Peligna e nell’Alto Sangro.

Di fatto, la priorità è quella di mettere a regime i relativi servizi di trasporto emergenza neonatale (Sten) e trasporto assistito materno (Stam), con una serie di interventi mirati e un protocollo guida.

«La sfida è proprio questa», valuta l’assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, «i garantire alle neomamme l’accesso per il parto alla sede più sicura, a seconda dei casi. Per la nostra Regione, prevediamo un investimento cospicuo, volto a integrare il piano di razionalizzazione dell’offerta sanitaria. Di fatto», aggiunge, «le statistiche parlano di un 95% di parti condotti in piena sicurezza, a fronte di un 5% di casi a rischio per le madri, per il nascituro o per entrambi».

Di qui l’indicazione ad allestire un servizio collegato con le reti regionali dell'emergenza-urgenza sanitaria territoriale. «Uno dei primi step», prosegue Paolucci, «sarà quello di aumentare il numero di postazioni 118, dalle 49 attuali alle 59 per poi compiere un salto di qualità verso l’assistenza “h24” nei punti critici».

Il tutto, attraverso un sistema che permetta agli 800 operatori sanitari impiegati nell’area emergenza di parlare la stessa lingua e lavorare in stretta sinergia.

C’è da fare tutto e in tempi brevi. «Non è facile avere a che fare con la diffidenza di chi pensa di venire privato di strutture», aggiunge Paolucci, «quando invece si sta procedendo a un’operazione che accrescerà la qualità dei servizi erogati. E tutto questo tenendo conto maggiormente delle esigenze territoriali». (fab.i.)

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