Mega evasione, arrestati i Tormenti

Martinsicuro, con i 3 imprenditori in carcere il loro uomo di fiducia

MARTINSICURO. Associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Con queste accuse sono stati arrestati, ieri mattina, i fratelli di Martinsicuro Franco, Giovanni e Marcello Tormenti, titolari della Navigo.it e fino al mese scorso proprietari della Sambenedettese calcio. Con loro è finito in carcere a Teramo l’uomo di fiducia Maurizio Di Biagio. È la conclusione, clamorosa, di un’indagine avviata quattro anni fa.

L’INCHIESTA.
Tutto è partito da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate sull’attività della Navigo.it, società che commercializza telefonini (e da qualche anno anche altri articoli di elettronica) a livello internazionale. L’accertamento è datato 2002 ed è sfociato in un contenzioso tributario che ha già visto vari passaggi. Nel frattempo ha cominciato ad indagare il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, che all’epoca (2005) era regionale, con sede a Pescara. L’indagine penale, condotta sotto la direzione della procura della Repubblica di Teramo (pm David Mancini), è stata lunga e laboriosa ed è sfociata non solo nelle quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere ma anche nel sequestro dei beni dei fratelli Tormenti. A firmare l’intera ordinanza è stato il gip Marco Billi, davanti al quale gli arrestati compariranno lunedì per l’interrogatorio di garanzia.

IL MECCANISMO.
Il comandante provinciale della guardia di finanza di Pescara, colonnello Maurizio Favìa, insieme al collega di Teramo Roberto Di Mascio e al comandante del nucleo di polizia tributaria Mauro Odorisio, ha spiegato ieri in conferenza stampa il meccanismo della presunta associazione a delinquere. La Navigo.it spa, gestita dai fratelli Tormenti, e Rete Globo Srl, formalmente amministrata da Di Biagio, secondo gli inquirenti erano parte attiva di un colossale giro di false fatturazioni, che avrebbe prodotto un danno all’erario quantificabile in almeno 77 milioni di euro. Le Fiamme gialle, ricostruendo passo dopo passo la movimentazione dei telefonini in entrata e in uscita dai magazzini di stoccaggio della Navigo.it fino all’individuazione del cessionario finale, ritengono di aver scoperto, facendo ricorso anche ad intercettazioni telefoniche e telematiche, vere e proprie filiere fraudolente, ad arte precostituite da diverse società (fino a otto). «In realtà», ha detto il colonnello Favia, «dietro l’apparenza di transanzioni commerciali si trattava di imprese vuote amministrate da prestanomi nullatenenti, senza esperienza imprenditoriale e con l’unica finalità di emettere fatture per operazioni inesistenti e non versare alcuna imposta all’erario. Ma c’erano anche società cosiddette “filtro”, immesse nel circuito esclusivamente per ostacolare le indagini».

MEZZO MILIARDO.
«In tal modo», continua la Finanza, «tramite un giro milionario di false fatturazioni, le società intervenute nei vari passaggi si spartivano il 20% della quota Iva di rimborso. Il volume delle fatturazioni false, emesse ed utilizzate dalle società riconducibili ai fratelli Tormenti, è quantificabile in un importo vicino al mezzo miliardo di euro». Sarebbero stati, tra l’altro, accertati innumerevoli casi di «giri circolari»: la stessa merce inizialmente fatturata dalla Navigo.it ritornava, dopo acrobatici giri nella stessa giornata tra società di aree geografiche diverse, alla stessa Navigo.it, permettendo così alla società dei Tormenti di maturare un milionario credito Iva, richiesto poi a rimborso.

PERCHE’ GLI ARRESTI.
Secondo gli inquirenti la misura cautelare del carcere si è resa necessaria perché l’attività illecita sarebbe stata reiterata anche in tempi recenti, e «in ragione dell’enorme materiale di prova raccolto che non lascia dubbi circa l’illecito disegno criminoso in danno dello Stato». Oltre ai quattro arresti, effettuati per la «elevatissima pericolosità sociale» degli indagati, i finanzieri hanno proceduto al sequestro preventivo del credito Iva della Navigo.it, giacente all’Agenzia delle Entrate di Giulianova per 5 milioni e 66mila euro, e dei beni aziendali della Navigo.it (quote sociali, immobile della sede e tutti i beni strumentali all’esercizio dell’impresa), con la materiale chiusura dell’azienda mediante l’apposizione dei sigilli. Difatti, la Navigo.it è considerata dagli inquirenti un’azienda ideata e fatta funzionare solo per finalità illecite. C’è stato poi il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente dei conti correnti e degli immobili nella disponibilità esclusiva degli indagati fino al raggiungimento dell’importo di 1.494.809,82 euro, che corrisponde al danno erariale minimo cagionato nel solo anno 2008.

ALTRE STANGATE.
Da un punto di vista amministrativo, alla Navigo.it Spa sono stati notificati cinque avvisi di accertamento in materia di Iva che hanno evidenziato una pretesa fiscale complessiva pari a 64.814.197,00 euro. In sede di ricorso la Navigo.it è stata poi condannata dalla commissione tributaria provinciale di Teramo (in data 1º dicembre 2008) al pagamento della somma dovuta per tutte le annualità, oltre al pagamento delle spese del giudizio. Da ultimo anche la società Equitalia Pragma Spa - agente della riscossione per Teramo - ha in corso una procedura mobiliare nei confronti della Navigo.it per una iscrizione a ruolo pari ad oltre 17 milioni.
(Ha collaborato Flavia Buccilli)