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1 dicembre

Oggi, ma nel 1960, a Gaeta, in provincia di Latina, in piazza XIX maggio, Benito Nardone, presidente del Consiglio nazionale di governo dell’Uruguay, inaugurava la statua dedicata a Josè Gervasio Artigas, eroe nazionale uruguaiano, scomparso nel 1850, realizzata dallo scultore trentino Eugenio Prati. Nardone, di Montevideo, del 1906, ricopriva la carica, equivalente a quella italiana di capo dello Stato, dall’1 marzo precedente e la manterrà fino all’1 marzo dell’anno successivo. Era proveniente dallo schieramento della destra conservatrice del Partito Nacional Blanco, all’interno del quale aveva scalato le gerarchie fino a diventarne il massimo esponente.

Prima di approdare in politica aveva iniziato il percorso professionale come giornalista, col soprannome di “Chico Tazo”, guadagnato per i duri commenti sferzati contro i comunisti. Era figlio dell’immigrato a Montevideo Nicola Antonio Nardone, classe 1870, che a fine Ottocento era partito proprio dalla città del Lazio meridionale in cerca di migliore fortuna. Benito Nardone tornava per la prima volta nella terra degli avi e lo faceva in visita ufficiale. La notizia era di estremo risalto in tutto il Belpaese. Il 29 novembre precedente, a Roma, al Quirinale, era stato insignito, dal presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi, dell’onorificenza di Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’ordine al merito della Repubblica italiana. Poi era seguita la passeggiata istituzionale all’Altare della Patria (nella foto, particolare, Gronchi e Nardone, scortati dai corazzieri, sulle scale del Vittoriano, nell'immagine tratta dall’archivio storico della presidenza della Repubblica italiana).

Contestualmente alla permanenza a Gaeta l’amministrazione municipale lo elevava a cittadino onorario. Dopo la sosta nella città pontina Nardone andrà a Palermo per scoprire, al civico 119 di via Mariano Stabile, al Grand Hotel et des Palmes, la targa dedicata al poeta uruguayano Jose Enrique Rodo, di Montevideo, del 1871, che aveva vissuto l’ultima parte della vita proprio nel capoluogo siciliano, soggiornando in quell'albergo di lusso, e dove era morto, l’1 maggio 1917.