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18 dicembre

Oggi, ma nel 1976, a Santiago del Cile, allo stadio nazionale, la rappresentanza italiana di tennis maschile, sconfiggendo quella dei padroni di casa, per 4-1, in finale, vinceva, per la prima volta dall'istituzione del trofeo, nel 1900, l'edizione numero 65 della coppa intitolata all'americano Dwight Filley Davis (nella foto i cinque neocampioni), tra 56 nazioni partecipanti. La compagine tricolore era composta da Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli, Adriano Panatta, Paolo Bertolucci ed era capitanata da Nicola Pietrangeli, come non giocatore.

Il team cileno schierava Belus Prajoux, Jaime Fillol e Patricio Cornejo. L'ultima sfida, quella decisiva, se l'erano aggiudicati Panatta e Bertolucci, contro Cornejo e Fillol, nel doppio giocato sul campo in terra, per il punteggio di 3-6 6-2 9-7 6-3. Panatta e Bertolucci, su pressione del primo atleta di dichiarate simpatie di sinistra, avevano affrontato il confronto in polo Fila a maniche corte rossa, invece della consueta maglietta azzurra su pantaloncini bianchi indossata solo nell'ultimo set, in segno di dissenso contro le repressioni attuate verso gli oppositori del regime dal dittatore Augusto Pinochet.

Nel 1960, il 28 dicembre, al White city stadium di Sidney, sull'erba, la delegazione composta da Pietrangeli e Orlando Sirola, era stata battuta in finale dagli australiani, per 4-1, facendo sfumare il sogno di riportare a Roma il simbolo della conquista del massimo torneo mondiale di tennis a squadre maschile. La stessa sorte era toccata nel 1961, ugualmente il 28 dicembre, sempre in Australia, al Kooyong stadium di Melbourne, ancora sull'erba, altrettanto al duo Pietrangeli-Sirola, per 5-0.